I dazi di Trump colpiscono le aziende americane

L'indice dei prezzi alla produzione registra il maggior aumento in tre anni. Le tariffe hanno generato 30 miliardi di dollari di entrate nel solo mese di luglio, spingendo i grossisti ad alzare i prezzi

I dazi di Trump colpiscono le aziende americane

L’ultimo dato sull’inflazione statunitense conferma quanto già segnalato da molte imprese: gli importatori americani stanno sopportando il peso principale dei dazi imposti dal presidente Donald Trump, con costi che in parte vengono già trasferiti lungo la catena di approvvigionamento e che potrebbero presto ricadere sui consumatori.

Secondo il Dipartimento del Lavoro, a luglio l’indice dei prezzi alla produzione (Producer Price Index, PPI) è aumentato dello 0,9% rispetto al mese precedente. Si tratta del maggiore incremento registrato negli ultimi tre anni e supera nettamente le attese degli economisti, che stimavano un rialzo dello 0,2% dopo la stabilità di giugno.Il PPI misura la variazione media dei prezzi che produttori e grossisti ricevono per beni e servizi, registrando quindi i movimenti di prezzo nella fase iniziale della catena di distribuzione, prima che i prodotti arrivino ai consumatori finali.

La crescita è stata trainata soprattutto dal settore dei servizi, dove i margini di profitto di grossisti e rivenditori sono aumentati del 2%. In particolare, i grossisti di macchinari e attrezzature hanno registrato i margini più forti, contribuendo in modo significativo all’aumento complessivo. Nel solo mese di luglio, il governo statunitense ha raccolto quasi 30 miliardi di dollari in entrate da dazi, un nuovo record mensile.

Per le imprese, l’effetto è immediato: i maggiori costi d’importazione erodono i margini e spingono gli operatori all’ingrosso ad alzare i prezzi per compensare l’impatto. “Se lo spazio per comprimere i margini nel settore all’ingrosso e della distribuzione rimane limitato, i prezzi di importazione più alti verrebbero alla fine trasferiti sui consumatori”, ha spiegato Marco Casiraghi, economista di Evercore ISI, in una nota ai clienti.

A confermare questa tendenza è anche Austan Goolsbee, presidente della Federal Reserve di Chicago, che ha riferito di aver raccolto testimonianze dirette dal settore manifatturiero. “Abbiamo parlato con un importante produttore di abbigliamento che ha detto di star pianificando aumenti di prezzo per i dazi già in vigore”, ha dichiarato. Tuttavia, ha aggiunto, in altri comparti si preferisce attendere prima di applicare rincari, in attesa di un quadro più chiaro.

La Casa Bianca sostiene che gli aumenti di prezzo legati ai dazi ricadranno soprattutto sugli esportatori stranieri, costretti ad accettare prezzi più bassi, oppure sulle imprese americane, che assorbirebbero parte dell’impatto sui margini. Trump, in questa linea, ha criticato duramente alcune previsioni economiche, arrivando a chiedere a Goldman Sachs di licenziare il proprio economista dopo un’analisi secondo cui, se inizialmente le imprese statunitensi hanno assorbito i dazi, in futuro il peso si sposterà inevitabilmente sui consumatori.

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