Gli Stati Uniti vogliono controllare i social media dei turisti europei

Una proposta dell'agenzia doganale americana prevede la verifica di fino a cinque anni di storia sui social per i turisti provenienti da 42 Paesi, tra cui Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna. Il piano include anche la richiesta di dati personali estesi su familiari e contatti.

Gli Stati Uniti vogliono controllare i social media dei turisti europei
Foto di Julian / Unsplash

Tutti i turisti che intendono visitare gli Stati Uniti potrebbero presto dover fornire fino a cinque anni di cronologia dei loro social media. È quanto prevede una proposta presentata dall'agenzia doganale americana, la U.S. Customs and Border Protection, che riguarda anche i viaggiatori provenienti da Paesi esenti dal visto come Italia, Gran Bretagna, Francia, Germania e Corea del Sud.

Il cambiamento interesserebbe infatti anche i turisti che possono beneficiare di un programma di esenzione dal visto che consente ai cittadini di 42 Paesi di viaggiare negli Stati Uniti per un massimo di 90 giorni senza visto, a condizione che ottengano prima un'autorizzazione elettronica di viaggio. Nel documento depositato nel registro federale, l'agenzia doganale ha specificato che intende chiedere ai richiedenti questa autorizzazione una lunga lista di dati personali, tra cui oltre alle informazioni sui social media, anche indirizzi email degli ultimi dieci anni e dati completi sui familiari, inclusi nomi, date di nascita, luoghi di residenza e di nascita di genitori, coniugi, fratelli e figli.

Attualmente, i viaggiatori provenienti dai Paesi con esenzione dal visto devono iscriversi all'Electronic System for Travel Authorization (ESTA), pagare 40 dollari e fornire solo un indirizzo email, l'indirizzo di casa, numero di telefono ed informazioni di un contatto di emergenza. L'autorizzazione rimane valida per due anni. Con la nuova proposta, la quantità di informazioni richieste aumenterebbe invece in modo significativo.

Il nuovo approccio governativo al controllo dei social media rappresenta inoltre un "cambiamento di paradigma" rispetto a quando le agenzie federali utilizzavano i social media solo per verificare fatti specifici, come attività criminali. Il nuovo metodo prevede infatti l'esame delle opinioni espresse online, con possibili dinieghi di autorizzazioni di viaggio basati su valutazioni discrezionali riguardo al tipo di contenuti pubblicati. Se il nuovo piano venisse approvato, l'agenzia doganale potrebbe introdurre questi cambiamenti gradualmente già nelle settimane e nei mesi successivi alla sua approvazione.

La mossa dell'agenzia doganale segue azioni simili già intraprese dal governo americano per condurre verifiche sui social media per alcune categorie di richiedenti visto. Tra queste ci sono i candidati ai visti H-1B, destinati a lavoratori stranieri qualificati, e i richiedenti visti per studenti e studiosi. La proposta arriva anche dopo che il governo ha annunciato l'intenzione di introdurre una nuova tassa di 250 dollari per molti turisti, anche se i viaggiatori provenienti dai Paesi con esenzione dal visto non sarebbero soggetti a questo costo aggiuntivo.

L'industria del turismo ha già reagito negativamente alla nuova tassa sui visti. A novembre, una coalizione di oltre 20 aziende del settore turistico e dei viaggi ha firmato una lettera in cui ha espresso ferma opposizione alla proposta e preoccupazione sul fatto che la nuova tassa possa scoraggiare milioni di potenziali visitatori internazionali negli Stati Uniti, compresi quelli che intendono partecipare a eventi come la Coppa del Mondo del prossimo anno.

Ora l'aumento della raccolta di dati da parte del governo anche per i turisti provenienti da Paesi con esenzione del visto potrebbe comportare tempi di attesa più lunghi anche per i viaggiatori che richiedono l'autorizzazione a visitare gli Stati Uniti, oltre a una maggiore probabilità di essere segnalati per controlli più approfonditi. Sophia Cope, avvocato della Electronic Frontier Foundation, un'organizzazione per i diritti digitali, ha dichiarato al New York Times che la divulgazione obbligatoria dei social media e la sorveglianza che ne conseguirebbe aggraverebbero i danni alle libertà civili già sotto attacco da parte dell'attuale Amministrazione.

Ha aggiunto che questo sistema non si è dimostrato efficace nell'individuare terroristi e altri malintenzionati, ma ha limitato solo la libertà di espressione e violato la privacy di viaggiatori innocenti, insieme a quella dei loro familiari, amici e colleghi americani.

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