Gli Stati Uniti valuteranno la riduzione delle truppe in Europa entro fine anno
L'ambasciatore USA presso la NATO conferma l'avvio di consultazioni con gli alleati europei. Nessuna decisione definitiva, ma l'ipotesi di una riduzione del 20% del contingente statunitense è sul tavolo. Trump: “Accadrà ora, in modo ordinato”

Washington si prepara ad avviare consultazioni con gli alleati europei sulla possibile riduzione della propria presenza militare nel continente. Lo ha annunciato l’ambasciatore statunitense presso la NATO, Matthew Uitaker, durante una conferenza sulla sicurezza tenutasi in Estonia. Secondo quanto riportato da Reuters, l’iniziativa dovrebbe prendere forma entro la fine dell’anno, dopo il vertice dell’Alleanza previsto all’Aia nel mese di giugno.
Intervenuto in risposta a domande sulla prospettiva di un ritiro delle truppe, Uitaker ha chiarito che al momento non è stata presa alcuna decisione formale: “Nulla è stato ancora determinato. Ma quando la decisione sarà presa, avvieremo i negoziati nell’ambito della NATO. Questo probabilmente avverrà verso la fine dell’anno. Tutti i nostri alleati sono pronti alla discussione”. Il diplomatico ha insistito sul fatto che ogni eventuale cambiamento sarà oggetto di stretto coordinamento con gli alleati per evitare un indebolimento del sistema difensivo collettivo.
Uitaker ha inoltre ricordato che l’obiettivo di ridurre la presenza militare statunitense in Europa è in discussione da oltre trent’anni. La posizione del presidente Trump, secondo l’ambasciatore, è ora inequivocabile: “Il presidente ha dichiarato: ‘Basta. Questo accadrà – e accadrà ora. In modo ordinato, ma senza ritardi’”. Tuttavia, ha escluso qualsiasi intenzione di uscita degli Stati Uniti dall’Alleanza Atlantica: “Gli Stati Uniti rimarranno nell’Alleanza. Rimarremo un partner e un alleato forte”.
Nel suo intervento, Uitaker ha anche criticato le proposte in discussione all’interno dell’Unione Europea per limitare l’accesso delle aziende extra-UE agli appalti nel settore della difesa. Secondo l’ambasciatore, misure di questo tipo rischiano di minare l’interoperabilità tra i membri della NATO, ostacolare la modernizzazione degli eserciti europei, incrementare i costi e danneggiare l’innovazione.
Già nei mesi precedenti, alti funzionari dell’amministrazione statunitense avevano espresso segnali di distacco rispetto all’attuale impegno militare europeo. A febbraio, il ministro della Difesa Pete Hegseth aveva dichiarato apertamente ai partner dell’Alleanza che l’attuale situazione strategica non consente più a Washington di concentrarsi unicamente sulla sicurezza europea. “La presenza delle truppe americane in Europa non sarà eterna”, aveva affermato.
A rafforzare queste indicazioni, già a gennaio l’agenzia ANSA aveva anticipato che l’amministrazione Trump stava valutando una riduzione significativa del contingente militare americano in Europa. Secondo una fonte diplomatica europea citata dall’agenzia, il piano prevederebbe il ritiro di circa 20.000 soldati, pari a una riduzione del 20% dell’attuale presenza militare. Contestualmente, gli Stati Uniti chiederebbero agli alleati europei un aumento del sostegno finanziario per le unità che continueranno a operare nel continente.
Attualmente, secondo le stime dell’Istituto Internazionale per gli Studi Strategici (IISS), tra 70.000 e 90.000 militari americani sono stanziati in Europa. Il contingente più consistente si trova in Germania, con oltre 38.000 soldati. Seguono la Polonia con più di 14.000, l’Italia con 12.000 e il Regno Unito con circa 10.000.
Un recente studio pubblicato ad aprile dall’Istituto Economico Tedesco ha sottolineato le difficoltà legate a un eventuale ritiro statunitense. Secondo il rapporto, per sostituire il potenziale difensivo fornito dagli Stati Uniti nelle aree chiave del continente sarebbero necessari dai 10 ai 12 anni. Gli autori dello studio evidenziano come una compensazione completa dell’attuale livello di protezione sia impraticabile senza una collaborazione continua e stretta con Washington.