Gli Stati Uniti spenderanno 1000 miliardi di dollari in 10 anni per l'arsenale nucleare

Il Congressional Budget Office prevede un'impennata nei costi per il mantenimento e l'ammodernamento dell'arsenale atomico. In discussione l'efficienza dei programmi e le priorità di spesa nazionale

Gli Stati Uniti spenderanno 1000 miliardi di dollari in 10 anni per l'arsenale nucleare

La modernizzazione dell’arsenale nucleare degli Stati Uniti costerà complessivamente 946 miliardi di dollari nel periodo 2025-2034. È quanto emerge da un rapporto del Congressional Budget Office (CBO), secondo cui la spesa annuale raggiungerà i 95 miliardi di dollari, superando il budget di numerose agenzie federali. L’analisi prende in considerazione le previsioni di investimento del Department of Defense e del Department of Energy, responsabili rispettivamente dei sistemi d’arma e delle infrastrutture nucleari.

Il dato segna un incremento significativo rispetto alle precedenti stime e si inserisce in un contesto globale segnato da tensioni regionali, come quelle tra India e Pakistan, e da progetti militari complessi, tra cui la costruzione di nuovi silos per i missili Sentinel da parte dell’Aeronautica statunitense. Quest’ultimo programma, già afflitto da ritardi e aumenti di costo, è uno dei pilastri dell’attuale strategia di deterrenza nucleare americana.

Secondo Greg Mello, direttore del Los Alamos Study Group, le attuali cifre non erano previste all’avvio del programma di modernizzazione. L’organizzazione da lui guidata monitora le attività della National Nuclear Security Administration (NNSA), l’ente responsabile per la gestione delle armi nucleari. “Le enormi spese calcolate in questo rapporto non erano previste all’inizio del programma di modernizzazione nucleare”, ha dichiarato Mello, sottolineando come il sistema industriale nucleare statunitense non sia in grado di sostenere un’espansione su larga scala. “Anche se il Congresso destinasse 100 o 200 miliardi di dollari in più alle armi nucleari, il sistema che le produce non sarebbe all’altezza del compito per anni, se non del tutto”, ha aggiunto.

Tra i principali progetti in corso ci sono il missile balistico intercontinentale Sentinel, il bombardiere strategico B-21 Raider, l’arma stand-off a lungo raggio (Long-Range Standoff Weapon) e i sottomarini di classe Columbia. A questi si aggiungono investimenti infrastrutturali cruciali in impianti come il Savannah River Site, centro nevralgico della produzione di materiali nucleari.

Il CBO segnala che i programmi nucleari rappresenteranno circa il 12% di tutti i costi di acquisizione pianificati dal Department of Defense nel prossimo decennio. Questo potrebbe costringere il Pentagono a ridefinire le proprie priorità, con possibili rinunce o rinvii in altri settori strategici. “Il Pentagono dovrà fare scelte difficili su quali programmi perseguire”, si legge nel rapporto.

Le implicazioni di questa spesa sono state criticate da Daryl Kimball, direttore esecutivo dell’Arms Control Association, secondo cui i prezzi “alle stelle” tolgono risorse ad “altri bisogni umani più urgenti e priorità di sicurezza nazionale”. Kimball ha pubblicato le sue osservazioni in un articolo apparso questo mese, sottolineando il rischio di uno squilibrio nella gestione delle risorse pubbliche.

Non mancano però voci favorevoli a un ripensamento gestionale piuttosto che a un taglio netto dei programmi. JC Btaiche, fondatore della startup Fuse, ha dichiarato ad Axios che l’attuale modello di sviluppo nucleare pubblico è inefficiente e che occorre una maggiore apertura alla collaborazione con il settore privato. “Quello che vediamo qui è la forte necessità per il governo degli Stati Uniti, specificamente sul tema della deterrenza nucleare, di cercare opportunità di collaborazione con il settore privato”, ha affermato. Fuse si propone come nuovo prime contractor per la sicurezza nucleare e può contare su figure di rilievo come Lisa Gordon-Hagerty, ex responsabile della NNSA, e l’ammiraglio in pensione Charles Richard, già a capo dello Strategic Command.

Secondo Btaiche, la prosecuzione del modello attuale comporterà inevitabilmente un aumento dei costi e ulteriori ritardi. “La tendenza attuale continuerà solo ad aumentare i costi e ritardare le tempistiche”, ha dichiarato, concludendo che “come paese, non possiamo permettercelo”.

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