Gli Stati Uniti sanzionano Francesca Albanese, relatrice ONU sui Territori palestinesi
Il segretario di Stato Marco Rubio accusa l'esperta italiana di sostegno al terrorismo e attacchi infondati contro Israele e Stati Uniti. Albanese respinge le accuse e rivendica la sua azione in nome della giustizia.

Gli Stati Uniti hanno annunciato sanzioni contro Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori palestinesi. La decisione è stata resa pubblica mercoledì 9 luglio dal segretario di Stato Marco Rubio, che ha motivato il provvedimento con la presunta ostilità dell’esperta italiana nei confronti di Israele e degli stessi Stati Uniti.
Rubio ha attaccato Albanese in un post pubblicato su X, accusandola di «sforzi illegittimi e vergognosi» volti a spingere la Corte penale internazionale (CPI) a prendere provvedimenti contro leader, imprese e responsabili statunitensi e israeliani. Sebbene i dettagli delle sanzioni non siano stati ufficializzati, la BBC riferisce che le misure prevederebbero il divieto di ingresso negli Stati Uniti e il congelamento di eventuali beni posseduti nel Paese.
Today I am imposing sanctions on UN Human Rights Council Special Rapporteur Francesca Albanese for her illegitimate and shameful efforts to prompt @IntlCrimCourt action against U.S. and Israeli officials, companies, and executives.
— Secretary Marco Rubio (@SecRubio) July 9, 2025
Albanese’s campaign of political and economic…
Secondo il comunicato diffuso dal capo della diplomazia americana, Albanese avrebbe raccomandato alla CPI l’emissione di mandati d’arresto nei confronti del primo ministro israeliano Benyamin Nétanyahou, oltre che di altri soggetti. Rubio ha inoltre accusato la relatrice di «attività parziali e malevole», arrivando a definirla colpevole di «antisemitismo sfacciato» e di «sostegno al terrorismo».
Il segretario di Stato ha anche affermato che Francesca Albanese avrebbe inviato «lettere minacciose» a varie aziende statunitensi, contenenti «accuse infondate» e raccomandazioni di perseguimento penale contro i dirigenti di queste imprese. Le affermazioni di Rubio sembrano collegarsi direttamente all’attività svolta da Albanese all’interno del suo mandato ONU, che include il monitoraggio e la denuncia di potenziali complicità economiche nelle violazioni dei diritti nei Territori occupati.
In risposta alle accuse e alle sanzioni, Albanese ha pubblicato un messaggio su X dichiarando di «stare fermamente e con convinzione dalla parte della giustizia, come ha sempre fatto». Rivendicando il patrimonio giuridico del suo Paese d’origine, ha scritto: «Provenendo da una nazione ricca di illustri giuristi, avvocati talentuosi e giudici coraggiosi che hanno difeso la giustizia anche a costo della vita, sono orgogliosa di onorare questa tradizione».
Pochi giorni prima dell’annuncio delle sanzioni, Albanese aveva presentato un rapporto al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite intitolato Dall’economia di occupazione all’economia del genocidio. Il documento analizzava il ruolo di varie imprese nel sostenere «il progetto coloniale israeliano di trasferimento e sostituzione dei Palestinesi». In un altro intervento pubblico risalente a febbraio, la giurista aveva criticato duramente l’annuncio del presidente Donald Trump relativo a un piano di occupazione della Striscia di Gaza, definendolo «illegale» e «completamente assurdo».
Il piano in questione prevede il «controllo» statunitense dell’enclave palestinese devastata dalla guerra, accompagnato da un’ipotesi di reinsediamento dei suoi abitanti in Giordania o in Egitto. Entrambi i Paesi hanno già espresso la loro contrarietà a un simile scenario, così come le autorità palestinesi. Albanese ha contestato il progetto definendolo «immorale, irresponsabile e aggravante per la crisi regionale». In più occasioni ha ribadito l’accusa di «genocidio» nei confronti dell’offensiva israeliana su Gaza.
L’ambasciatore israeliano all’ONU, Danny Dano, ha commentato con favore l’annuncio delle sanzioni contro Albanese, parlando su X di «una campagna incessante e faziosa contro Israele e gli Stati Uniti» condotta dalla relatrice. Da parte sua, il Consiglio dei diritti umani dell’ONU non ha ancora reagito ufficialmente alla decisione di Washington.
Le tensioni tra l’amministrazione Trump e gli organismi internazionali di tutela dei diritti umani si sono intensificate negli ultimi mesi. Gli Stati Uniti hanno già preso di mira la Corte penale internazionale, sanzionando a giugno quattro dei suoi giudici, accusati di perseguire politiche contrarie agli interessi americani e israeliani. L’iniziativa contro Francesca Albanese appare dunque come un ulteriore passo nella strategia dell’amministrazione volta a delegittimare e ostacolare le indagini internazionali su presunti crimini commessi nei Territori palestinesi e nella Striscia di Gaza.