Gli Stati Uniti riducono da 300 a 100 miliardi di dollari le richieste di rimborso all'Ucraina nell'accordo sui minerali
Secondo quanto riportato da Bloomberg, l'Amministrazione Trump ha abbassato significativamente la cifra di rimborso richiesta a Kyiv per l'aiuto militare precedente. Il Segretario al Tesoro statunitense Bessent ha dichiarato che il nuovo accordo potrebbe essere firmato questa settimana.

L'Amministrazione del presidente Donald Trump ha ridotto da 300 a 100 miliardi di dollari la richiesta di rimborso nei confronti dell'Ucraina per gli aiuti forniti dagli Stati Uniti, nell’ambito di un complesso negoziato su un accordo relativo alle risorse minerarie del Paese. Lo riferisce Bloomberg, che cita fonti anonime, in un articolo pubblicato il 16 aprile.
La notizia giunge in seguito alle consultazioni tecniche tra delegazioni statunitensi e ucraine tenutesi a Washington l’11 e 12 aprile. Questi colloqui, che hanno rappresentato un nuovo passo nella definizione dei dettagli dell'accordo, erano inizialmente stati descritti come caratterizzati da un “clima antagonistico”. Tuttavia, secondo quanto dichiarato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, le discussioni si sono concluse in un “clima positivo”.
Il Segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent ha confermato a Bloomberg che si sono registrati “progressi significativi” durante i colloqui, aggiungendo che l’intesa potrebbe essere firmata già nel corso di questa settimana.
Un fondo gestito da Washington per il controllo delle risorse
L’attuale proposta degli Stati Uniti prevede che un fondo d’investimento congiunto, sotto gestione americana, assuma un ampio controllo sullo sfruttamento delle risorse naturali ucraine. L'Amministrazione Trump considera questo meccanismo come una via per ottenere un ritorno economico concreto sui miliardi di dollari in aiuti militari e finanziari forniti a Kyiv a partire dall’inizio dell’invasione russa su larga scala.
La revisione dell’importo richiesto – dai precedenti 300 miliardi agli attuali 100 – avvicina la proposta alle stime ucraine, ma non elimina del tutto le divergenze. In passato, Zelensky ha chiarito che, secondo Kyiv, l’assistenza militare ricevuta non dovrebbe essere considerata un debito da rimborsare.
Divergenze precedenti e sospensione temporanea degli aiuti
Durante la presidenza Biden, gli Stati Uniti sono stati il maggiore fornitore di armi e attrezzature militari all’Ucraina. Tuttavia, l’orientamento della nuova Amministrazione si è discostato parecchio da quella precedente: il presidente Trump non ha ancora approvato nuovi pacchetti di aiuti ed anzi, a marzo, ha sospeso temporaneamente l’assistenza in corso per esercitare pressioni su Kyiv affinché accettasse l’accordo.
L’intesa, nella sua versione iniziale, avrebbe dovuto essere firmata il 28 febbraio, in occasione della visita di Zelensky a Washington. Tuttavia, un acceso scontro pubblico con Trump e con il vicepresidente JD Vance nello Studio Ovale ha fatto naufragare il piano. Zelensky ha così lasciato la capitale statunitense senza firmare l’accordo.
Coinvolgimento legale e nuove proposte ucraine
In seguito allo stallo diplomatico, Kyiv ha incaricato lo studio legale americano-britannico Hogan Lovells di assistere il governo ucraino nelle trattative. Il 14 aprile, la vice prima ministra per l’integrazione europea ed euroatlantica, Olha Stefanishyna, ha confermato che l’Ucraina ha presentato una serie di proposte riviste nel corso dell’ultimo ciclo di consultazioni. Non ha però fornito dettagli sulla reazione da parte statunitense.
L’evoluzione del negoziato rappresenta un passaggio strategico nel complesso rapporto tra Kiev e Washington. La posta in gioco riguarda non solo la valorizzazione delle risorse minerarie dell’Ucraina, ma anche la ridefinizione del sostegno occidentale a Kiev alla luce dei cambiamenti nella leadership politica statunitense.