Gli Stati Uniti perdono definitivamente la tripla A sul debito

L'agenzia Moody’s ha declassato il rating del Paese, citando deficit fuori controllo. La decisione arriva mentre Donald Trump subisce un importante fallimento politico al Congresso sul bilancio federale.

Gli Stati Uniti perdono definitivamente la tripla A sul debito

Gli Stati Uniti non godono più della massima valutazione creditizia presso nessuna delle tre principali agenzie di rating. Venerdì Moody’s ha abbassato il rating del debito pubblico americano da Aaa a Aa1, motivando la decisione con l’incapacità della politica controllare i deficit federali e l’aumento degli oneri per interessi. La misura arriva dopo le precedenti retrocessioni da parte di Standard & Poor’s nel 2011 e Fitch nel 2023.

Nel comunicato ufficiale, Moody’s sottolinea che le amministrazioni statunitensi e il Congresso non sono riusciti a concordare misure efficaci per invertire la tendenza ai grandi disavanzi annuali. L’agenzia ritiene inoltre che le proposte attualmente in discussione non siano in grado di produrre riduzioni significative e durature delle spese obbligatorie e dei deficit.

La decisione rappresenta una doppia sconfitta. Da un lato per Elon Musk, che, alla guida del Department of Government Efficiency (DOGE), non è riuscito ad avere un impatto macroeconomico rilevante sulle spese pubbliche. Secondo l’economista di Harvard Jason Furman, ex consigliere di Barack Obama, Musk ha generato “un caos microeconomico senza effetti macroeconomici”, con conseguenze gravi sull’aiuto pubblico allo sviluppo ma senza modificare la portata complessiva della spesa. Dall’altro lato, il declassamento è un colpo per i repubblicani, proprio nel giorno in cui la proposta di bilancio definita da Trump “Big Beautiful Bill” è stata respinta in commissione con 21 voti contrari e 16 favorevoli, anche a causa dell’opposizione di cinque deputati del Grand Old Party che ritengono insufficienti i tagli previsti.

Il presidente Trump, che ambiva a firmare la legge prima del 4 luglio, ha reagito con veemenza su Truth Social, il suo social network. “I repubblicani devono unirsi dietro il grande, bellissimo progetto di legge!”, ha scritto, sostenendo che il provvedimento ridurrebbe le tasse per tutti gli americani. Ha poi aggiunto: “Senza questa legge, il Paese soffrirà enormemente, con imposte in aumento del 65%. I democratici ne porteranno la colpa, ma ciò non aiuterà i nostri elettori. Basta con gli ‘spettacoli’, è il momento di agire! Bisogna riparare al disastro lasciato da Joe Biden e dai democratici.”

La situazione fiscale è effettivamente preoccupante. Il deficit federale ha raggiunto il 6,4% del prodotto interno lordo (PIL), nonostante il pieno impiego. Le spese pubbliche hanno toccato i 6.750 miliardi di dollari nell’anno fiscale conclusosi a settembre 2024, mentre le entrate si sono fermate a 4.918 miliardi, con uno scarto del 37%. Questa deriva, già marcata sotto l’amministrazione Biden, si è ulteriormente aggravata con il ritorno di Trump alla Casa Bianca: nei primi sette mesi dell’anno fiscale, il deficit è cresciuto del 13% rispetto all’anno precedente.

Il presidente intende inoltre prorogare i tagli fiscali introdotti nel 2017, che iniziano a scadere nel 2026. A questi si aggiungono nuove promesse: l’esenzione fiscale per mance e straordinari. Tuttavia, Trump esclude tagli alle principali voci di spesa sociale (pensioni pubbliche e sanità per gli anziani), non incide realmente sulla difesa, nonostante gli annunci iniziali, e vuole invece aumentare gli investimenti nella sicurezza delle frontiere.

Il Congresso si mostra più prudente e propone di limitare i tagli fiscali a 3.800 miliardi di dollari su dieci anni, da finanziare con riduzioni nelle spese per aiuti alimentari, Medicaid (destinato ai più poveri), energia e facendo affidamento sui dazi. Tuttavia, stime indipendenti indicano che il disavanzo aumenterebbe comunque di 3.300 miliardi di dollari nello stesso periodo. Tra i critici interni al Partito Repubblicano, il deputato del Texas Chip Roy ha dichiarato che il provvedimento è “profondamente insufficiente” e ha denunciato un peggioramento dei conti pubblici nei prossimi cinque anni.

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