Gli Stati Uniti intendono chiudere una decina di consolati entro l'estate
Tra le sedi a rischio anche il consolato di Firenze, mentre cresce la preoccupazione per l'espansione della presenza diplomatica cinese nel mondo.

Alti funzionari del Dipartimento di Stato americano prevedono di chiudere una decina di consolati all'estero entro quest'estate, con la possibilità di ulteriori chiusure in futuro.
Questi tagli avranno un impatto significativo sulle capacità diplomatiche e di intelligence degli Stati Uniti a livello globale.
Il piano rientra nella più ampia strategia del presidente Trump volta a ridurre l'apparato federale e implementare una politica estera basata sul principio "America First", riducendo la tradizionale influenza americana nella promozione della democrazia, dei diritti umani e degli aiuti esteri.
La lista dei consolati in chiusura
Tra le sedi consolari destinate alla chiusura figurano uffici in importanti città europee: Firenze (Italia), Strasburgo (Francia), Amburgo (Germania) e Ponta Delgada (Portogallo).
A questa lista si aggiungono anche un consolato in Brasile e quello di Gaziantep in Turchia, quest'ultimo fondamentale per la gestione dell'assistenza ai rifugiati siriani.
Il Dipartimento di Stato ha già informato le Commissioni congressuali competenti riguardo a queste imminenti chiusure.
Intanto la Cina espande la sua presenza
Questi provvedimenti giungono in un momento critico per la diplomazia americana, con una preoccupante svolta negli equilibri globali: la Cina ha recentemente superato gli Stati Uniti in termini di presenza diplomatica internazionale, con 274 sedi contro le 271 americane.
Mentre Pechino amplia la propria rete diplomatica, rafforzando la sua influenza soprattutto in Asia e Africa, Washington sembra volersi progressivamente ritirare dalla scena mondiale.
Il piano prevede anche una significativa riduzione del personale, con licenziamenti che colpiranno soprattutto i cittadini locali, che costituiscono due terzi della forza lavoro globale del dipartimento e rappresentano una fonte cruciale di competenze territoriali.
I consolato non ospitano soltanto funzioni diplomatiche, ma anche agenti dell'intelligence, militari, funzionari sanitari, dell'ordine pubblico, del commercio e del tesoro, tutti essenziali per la sicurezza nazionale americana.
La Central Intelligence Agency (CIA) ha espresso particolare preoccupazione, poiché queste chiusure limiterebbero le possibilità di impiego per gli agenti sotto copertura abitualmente inseriti nelle missioni diplomatiche.
I tagli al Dipartimento di Stato
Il rischio è ulteriormente aggravato da un'ondata senza precedenti di dimissioni al Dipartimento di Stato: 700 dipendenti, tra cui 450 diplomatici di carriera, hanno lasciato il servizio nei soli primi due mesi del 2025, rispetto a una media annuale di 800 dimissioni negli anni precedenti.
Il Segretario di Stato Marco Rubio sta supervisionando questi tagli, e si è allineato con l'agenda di Musk per eliminare "sprechi, frodi e abusi" attraverso una revisione dei contratti dal valore compreso tra 10.000 e 250.000 dollari.
Rubio ha già implementato significativi tagli presso l'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID), suscitando preoccupazione tra i diplomatici riguardo il suo impegno nel preservare l'efficacia diplomatica americana.
La posizione di Rubio sulla direzione della politica estera di Trump, in particolare verso Ucraina e Russia, alimenta ulteriormente l'ansia interna al Dipartimento.
Il personale diplomatico e del servizio civile, che conta circa 80.000 persone a livello globale (di cui 50.000 assunti localmente), si trova ora di fronte alla prospettiva di significativi licenziamenti.
Ai capi missione è stato chiesto di indicare le esigenze minime di personale, mentre circola una lista di 700 funzionari civili potenzialmente licenziabili, sebbene finora solo 18 dipendenti in periodo di prova siano stati effettivamente allontanati.
Inoltre circolano anche proposte di fondere o declassare diversi uffici chiave, tra cui quelli che si occupano di democrazia, diritti umani, rifugiati, narcotici e aiuti esteri, consolidando funzioni diplomatiche essenziali sotto un numero ridotto di unità operative.