Gli Stati Uniti di Trump trasferiscono 90 intercettori Patriot da Israele all'Ucraina

Circa 90 intercettori Patriot di fabbricazione statunitense, precedentemente stoccati in Israele, sono stati inviati in Polonia e da lì destinati all’Ucraina.

Gli Stati Uniti di Trump trasferiscono 90 intercettori Patriot da Israele all'Ucraina

La mossa, secondo fonti militari dei due Paesi, è stata coordinata con il Pentagono, che, nonostante il cambio di presidenza, resta più che mai determinato a potenziare la protezione dell’Ucraina e salvaguardare le sue infrastrutture critiche.

Il sistema Patriot, nato per intercettare missili balistici e aerei nemici, oggi rappresenta, infatti, una componente chiave nella difesa aerea ucraina contro l’intensificarsi dei raid missilistici russi.

La difficile trattativa tra Israele ed Ucraina

Israele aveva ricevuto per la prima volta il sistema Patriot durante la Prima Guerra del Golfo, per poi declassarlo gradualmente in favore di tecnologie sviluppate in patria come Iron Dome o sistemi di difesa più avanzati.

Molti componenti Patriot erano così finiti in deposito o usati a scopo di addestramento, finché, la scorsa primavera, l’Aeronautica israeliana non ne ha ufficializzato il totale ritiro. A quel punto, l’Ucraina si è fatta avanti, chiedendo a Stati Uniti e Israele di restituire quei missili a Washington per essere rimessi in sesto e inviati al fronte ucraino.

Da qui è nato un delicato negoziato diplomatico, del quale un elemento cruciale è rappresentato dal difficile rapporto tra il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Fonti vicine a Kyiv riferiscono che Netanyahu avrebbe inizialmente tergiversato sul rilascio dei Patriot, temendo di incrinare i rapporti con Mosca. D’altra parte, il governo ucraino ha fatto sapere che avrebbe bloccato i contatti con Netanyahu finché quest’ultimo non avesse acconsentito alla restituzione dei missili.

Una volta sbloccato il trasferimento, i vertici dei due Paesi hanno ripreso i contatti diretti. Questo martedì, infatti, Zelensky e Netanyahu si sono finalmente sentiti al telefono.

Secondo il presidente ucraino, la conversazione ha toccato più temi: dall’esigenza di proseguire il dialogo con i principali alleati internazionali – inclusi gli Stati Uniti – fino alla delicata questione degli ostaggi in Medio Oriente, nell’ambito dell’ultima tregua negoziata per Gaza.

Israele ha poi informato la Russia della propria decisione, sottolineando che avrebbe solamente “restituito” il sistema Patriot agli Stati Uniti, senza procedere a una fornitura diretta di armi all’Ucraina.

L'importanza di questa consegna per Kyiv

La consegna è entrata nel vivo in questi giorni, quando diversi aerei da trasporto C-17 dell’Air Force statunitense sono atterrati in una base aerea nel sud di Israele per prelevare i missili destinati a Rzeszów, in Polonia.

Da lì, i missili intercettori Patriot raggiungeranno l’Ucraina, per integrarsi con i sistemi già operativi sul campo.

In parallelo, ulteriori componenti come radar e apparecchiature di comando saranno inviati negli Stati Uniti, dove verranno sottoposti a revisione e aggiornamento prima della fornitura all'Ucra

La vicenda Patriot, ad ogni modo, sembra segnare uno spartiacque nei rapporti tra Israele e Ucraina. Pur non impegnandosi apertamente nella fornitura diretta di armi, Israele ha nei fatti comunque acconsentito un importante passaggio di materiale militare a favore di Kyiv.

Per la leadership ucraina, si tratta di un passo in avanti cruciale sul piano difensivo, in un momento in cui proteggere infrastrutture e popolazione dagli attacchi russi resta l’assoluta priorità del governo di Kyiv in questo difficile inverno.

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