Gli Stati Uniti chiedono a Israele di ritardare l'invasione di Gaza per i negoziati sugli ostaggi
Gli Stati Uniti puntano a mantenere aperti i canali diplomatici: Israele ribadisce la volontà di proseguire l’offensiva senza ritirate né cessate il fuoco duraturi
Gli Stati Uniti hanno chiesto a Israele di ritardare l’avvio dell’operazione terrestre su larga scala nella Striscia di Gaza, nel tentativo di lasciare aperto uno spiraglio alla prosecuzione dei negoziati per il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas. Lo riporta The Jerusalem Post, che cita due fonti a conoscenza diretta della questione. La richiesta americana si articola in due elementi principali: rinviare l’offensiva su vasta scala e consentire che i colloqui diplomatici in corso possano proseguire parallelamente alle operazioni militari già avviate.
Attualmente Israele è impegnato in azioni militari all’interno di Gaza, ma secondo quanto riferito da funzionari israeliani, l’inizio di una manovra terrestre su larga scala comporterebbe il controllo stabile delle aree conquistate, senza alcuna intenzione di ritirarsi nemmeno in caso di un eventuale accordo. In questo contesto, l’ipotesi di un cessate il fuoco come parte di un’intesa diventerebbe più difficile da negoziare. Questa posizione è stata confermata pubblicamente anche dal ministro della Difesa Israel Katz, che nei giorni scorsi ha affermato: “Una volta che inizierà la manovra, agiremo con piena forza e non ci fermeremo finché tutti gli obiettivi non saranno raggiunti”.
Il governo statunitense, preoccupato per l’effettiva possibilità di giungere a un accordo prima dell’escalation militare, ha quindi chiesto a Israele di mantenere aperti i canali diplomatici. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che Israele è disposto a considerare un cessate il fuoco temporaneo se questo potrà servire a ottenere la liberazione degli ostaggi: “Se c'è un'opportunità per un cessate il fuoco temporaneo per riportare indietro gli ostaggi, siamo preparati per quello”.
Tuttavia, la trattativa è attualmente bloccata. Israele ha richiamato la sua delegazione dal Qatar giovedì scorso dopo che Hamas ha posto come condizione per qualsiasi accordo l’ottenimento di garanzie statunitensi per porre fine al conflitto in corso. I rappresentanti israeliani sostengono che al momento l’unica proposta concreta sul tavolo è il cosiddetto “quadro Witkoff”, che prevede il rilascio di dieci ostaggi e l’attuazione di un cessate il fuoco della durata di 60 giorni. Secondo una fonte israeliana citata da The Jerusalem Post, però, la situazione è attualmente “in stallo”.
Nonostante l’interruzione ufficiale dei colloqui in Qatar, l’amministrazione americana ha mantenuto un canale di comunicazione indiretto con Hamas attraverso il dottor Bashara Bahbah. Figura già nota per il suo coinvolgimento nella campagna Arab Americans for Trump, Bahbah rappresenta uno degli ultimi intermediari diplomatici attivi tra Washington e il movimento palestinese. Questa mediazione si colloca in un quadro diplomatico sempre più complesso, segnato da posizioni israeliane ferme sul piano militare e da richieste di garanzie politiche avanzate da Hamas.