Gli Stati Uniti bombardano tre impianti nucleari iraniani, Trump si prepara a difendersi da possibili ritorsioni
L'Amministrazione americana si aspetta una risposta da Teheran entro 48 ore. Intanto Iran ed enti internazionali confermano: "Nessuna fuga radioattiva". Continuano le reazioni internazionali.

Gli Stati Uniti hanno effettuato nella notte del 22 giugno un bombardamento contro tre impianti nucleari iraniani, mettendo in allerta le proprie basi militari per una possibile risposta da parte dell’Iran. Fonti interne al Pentagono e alla Casa Bianca, citate da NBC News, indicano che le prossime 48 ore saranno cruciali per capire l'entità della reazione iraniana, se diretta contro obiettivi statunitensi all'estero, sul suolo americano, o entrambi.
L'attacco, che rappresenta una decisa escalation nelle tensioni già elevate tra Washington e Teheran, ha coinvolto bombardieri B-2 e sottomarini. I primi hanno sganciato sei bombe anti-bunker sull'impianto di Fordow, mentre trenta missili Tomahawk sono stati lanciati contro le strutture di Natanz e Isfahan. Il presidente Donald Trump ha poi dichiarato in un discorso alla nazione che gli impianti fondamentali per l'arricchimento dell'uranio sono stati distrutti. Teheran ha confermato l’attacco, minimizzandone però gli effetti.
L’Amministrazione Trump, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, avrebbe fatto sapere a Teheran che l’attacco non era mirato a provocare un cambio di regime, bensì si trattava solo di una "operazione isolata". Tuttavia, l’attacco è arrivato appena due giorni dopo che Trump aveva annunciato di voler concedere all’Iran due settimane per conformarsi alle richieste americane. Una decisione rapida, maturata dopo settimane di discussioni e coordinamento diretto con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
Materiale radioattivo evacuato in anticipo?
L’Iran aveva infatti già evacuato "da tempo" i materiali radioattivi dai siti presi di mira, come riferito da Hassan Abedini, vicedirettore della compagnia radiotelevisiva statale, all’agenzia di stampa Reuters. Abedini ha spiegato che tutte le scorte di uranio arricchito erano state preventivamente rimosse per evitare rischi radiologici per la popolazione. Anche Mehdi Mohammadi, consigliere del presidente del parlamento iraniano, ha ribadito che l’impianto di Fordow era stato sgomberato anticipatamente, per cui i danni subiti non sarebbero irreversibili.
La compagnia specializzata in intelligence satellitare Maxar ha in effetti segnalato un aumento dell’attività di camion e mezzi pesanti vicino all’impianto di Fordow nei giorni immediatamente precedenti l’attacco, suggerendo che l’Iran avesse già intrapreso misure preventive. L’Iranian Atomic Energy Agency, intanto, ha annunciato che il programma di arricchimento dell’uranio proseguirà senza interruzioni.
L’International Atomic Energy Agency (IAEA) ha comunicato ufficialmente di non aver rilevato incrementi nei livelli di radiazione dopo gli attacchi. Una conferma simile è arrivata dalla Commissione nucleare e radiologica saudita e dal Centro per la sicurezza nucleare iraniano. Rafael Grossi, direttore generale dell’IAEA, ha comunque convocato per il 23 giugno una sessione di emergenza del consiglio direttivo dell’agenzia, alla luce della gravità politica dell'accaduto.
Rischi di escalation in Medio Oriente
L’attacco statunitense agli impianti iraniani è avvenuto nel contesto più ampio di un conflitto regionale avviato il 13 giugno da Israele contro l’Iran. Dopo l’intervento americano, gli Houthi dello Yemen hanno annunciato ufficialmente la loro partecipazione al conflitto, minacciando attacchi contro le forze statunitensi nel Mar Rosso.
Yemen will officially enter the war keep your ships away from our territorial waters.
— Yemen Military 🇾🇪 (@Yemenimilitary) June 22, 2025
Mohammed al-Bukhaiti, membro dell'ufficio politico degli Houthis, ha dichiarato ad Al Jazeera che l'accordo di cessate il fuoco con Washington ha perso validità dopo l'azione americana.
Nel frattempo, Hussein Shariatmadari, consigliere del leader supremo iraniano, ha parlato di possibili misure drastiche anche da parte iraniana come rappresaglia per gli attacchi di questa notte, tra cui attacchi contro le navi statunitensi di stanza in Bahrein e la chiusura dello stretto di Hormuz alle navi statunitensi ed europee. Il Bahrein, a seguito di questa minaccia, ha adottato misure precauzionali come il lavoro da remoto per i dipendenti pubblici e limitazioni agli spostamenti.
Reazioni internazionali
Le reazioni internazionali all’attacco americano sono state immediate. Il vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo Dmitry Medvedev ha condannato duramente l’azione americana, accusando Trump di voler trascinare gli Stati Uniti in un nuovo conflitto e parlando addirittura di "prospettive di un’operazione terrestre". Secondo Medvedev, diversi Paesi sarebbero addirittura pronti a fornire all’Iran armamenti nucleari, seppur senza specificare se tra questi vi sia la Russia stessa, alleata strategica di Teheran.
L’Iran, tramite il ministro degli Esteri Abbas Araghchi, ha richiesto una sessione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, accusando Washington di aver violato lo statuto delle Nazioni Unite e il diritto internazionale con gli attacchi di questa notte. Da parte sua, il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres ha definito gli attacchi come una "minaccia diretta alla pace e alla sicurezza internazionale".
I am gravely alarmed by the use of force by the United States against Iran today. This is a dangerous escalation in a region already on the edge – and a direct threat to international peace and security.
— António Guterres (@antonioguterres) June 22, 2025
There is a growing risk that this conflict could rapidly get out of…