Gli effetti della controversa legge del 1798 usata da Trump per le espulsioni: il caso del calciatore venezuelano
Per procedere con le espulsioni di massa, l'Amministrazione Trump ha invocato una legge del 1798 da tempi di guerra che consente perquisizioni senza mandato, alimentando dubbi costituzionali.
L’applicazione da parte dell’Amministrazione Trump della legge nota come Alien Enemies Act del 1798 sta generando forti polemiche e interrogativi costituzionali negli Stati Uniti.
Il caso più emblematico riguarda Jerce Reyes Barrios, presunto calciatore professionista venezuelano di 26 anni, accusato senza chiare evidenze di appartenere alla gang Tren de Aragua.
Secondo il Dipartimento di Giustizia, inoltre, questa legge consente agli agenti federali di entrare nelle abitazioni senza alcun mandato giudiziario, cosa che aumenta i dubbi sulla sua costituzionalità.
Il caso emblematico del calciatore venezuelano
Jerce Reyes Barrios è stato espulso verso El Salvador insieme ad altri 200 migranti accusati di affiliazione alla gang Tren de Aragua.
L'espulsione è avvenuta un mese prima della sua udienza per l’asilo, senza che venisse fornito alcun preavviso al suo avvocato o alla famiglia, come riferito dalla legale Linette Tobin.
Le accuse si baserebbero principalmente su interpretazioni discutibili di un tatuaggio sul braccio raffigurante una corona sopra un pallone da calcio—simile al logo del Real Madrid—e di una foto sui social dove Barrios fa un gesto, interpretato come simbolo della gang ma che, secondo l’avvocata, sarebbe semplicemente il segno "Ti amo" nel linguaggio dei segni.
Secondo Tobin, Barrios sarebbe fuggito dal Venezuela dopo essere stato torturato per la sua partecipazione alle proteste politiche anti Maduro, precisando che "non è mai stato arrestato o accusato di alcun reato" e che lavorava regolarmente come calciatore e allenatore giovanile.
Il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale (DHS) sostiene invece che i tatuaggi siano coerenti con quelli della gang Tren de Aragua e che i suoi post sui social media confermerebbero la sua appartenenza alla gang.
Il padre del giovane ha contestato questa affermazione, confermando che i tatuaggi del figlio rappresentano principalmente la sua passione per il calcio e l’affetto verso la sua famiglia.
Tensioni tra potere esecutivo e giudiziario
La controversia sull'utilizzo di questa legge ha generato un duro scontro tra l’Amministrazione Trump e il potere giudiziario.
Il giudice federale James Boasberg ha richiesto spiegazioni dettagliate sulle espulsioni, ordinando anche che gli aerei in volo con i migranti espulsi venissero riportati negli Stati Uniti, cosa che non è avvenuta.
Trump ha reagito duramente, definendo il giudice federale come un "lunatico della sinistra radicale" e chiedendone l'impeachment.
Il presidente della Corte Suprema, John Roberts, ha risposto a Trump dichiarando che "da oltre due secoli è stato stabilito che l’impeachment non è la risposta appropriata per contestare una decisione giudiziaria. Esiste un normale processo d'appello per questo".
La Casa Bianca ha replicato criticando l’intervento di un giudice "non eletto" in una questione che ritiene esclusivamente di competenza presidenziale in materia di politica estera.
Alien Enemies Act e questioni costituzionali
Al centro della disputa c'è l'Alien Enemies Act del 1798, la legge che concede al presidente l’autorità di espellere cittadini stranieri classificati come "nemici".
La legge era stata utilizzata soltanto in tre occasioni precedenti, tutte durante grandi conflitti mondiali.
La legge fu utilizzata l'ultima volta durante la Seconda Guerra Mondiale per giustificare perquisizioni e detenzioni di cittadini tedeschi, italiani e giapponesi negli Stati Uniti, una delle pagine più controverse della storia americana.
Trump ha invece invocato questa legge per espellere cittadini venezuelani dai 14 anni in su, accusati di far parte della gang Tren de Aragua.
Gli avvocati del Dipartimento di Giustizia sostengono che ciò autorizzi anche perquisizioni senza mandato. Questa ultima interpretazione genera profonde preoccupazioni relative al Quarto Emendamento della Costituzione, che protegge da perquisizioni non autorizzate.
Secondo Christopher Slobogin, professore di diritto presso la Vanderbilt University, questa azione "mina le protezioni fondamentali garantite dal Quarto Emendamento e dalla clausola del giusto processo".
Anche Christopher A. Wellborn, presidente della National Association of Criminal Defense Lawyers, definisce la legge una reliquia soggetta a gravi abusi, sottolineando che "il Quarto Emendamento si applica a chiunque si trovi negli Stati Uniti, indipendentemente dal proprio status legale".
Posizione ufficiale della Casa Bianca
Steven Miller, vice capo dello staff della Casa Bianca, ha difeso le recenti deportazioni paragonando i membri della gang a membri di associazioni terroriste:
"Il nostro lavoro è mandare via i terroristi prima che qualcuno venga violentato o assassinato".
I migranti espulsi in questo modo sono stati trasferiti in una prigione di massima sicurezza in El Salvador, con un accordo che prevede il pagamento da parte degli Stati Uniti di circa 20.000 dollari annui per persona detenuta.
La Casa Bianca non ha reso noti i nomi dei deportati, complicando la possibilità da parte di organizzazioni indipendenti di verificare le accuse di affiliazione alla gang.