Giudice federale blocca l'uso della legge sui "nemici stranieri" nelle espulsioni di Trump

Secondo la sentenza, l’utilizzo della legge del XVIII secolo ha oltrepassato i limiti dell’autorità esecutiva e violato le garanzie di giusto processo

Giudice federale blocca l'uso della legge sui "nemici stranieri" nelle espulsioni di Trump

Un giudice federale ha stabilito giovedì che l’amministrazione del presidente Donald Trump ha fatto ricorso in modo illegale all’Aliens Enemies Act per espellere presunti membri di gang venezuelani verso El Salvador. La decisione, emessa dal giudice distrettuale Fernando Rodriguez Jr. è un problema per il governo americano che negli ultimi mesi aveva intensificato l’impiego di questa controversa norma risalente alla fine del Settecento per velocizzare le procedure di rimpatrio.

Nella sua sentenza, il giudice Rodriguez — nominato dallo stesso Trump — ha affermato che l’amministrazione ha “ecceduto la propria legittima autorità” nel ricorrere all’Aliens Enemies Act (AEA) per giustificare la detenzione e l’espulsione di cittadini venezuelani. Secondo l’interpretazione dell’esecutivo, la legge permetterebbe l’allontanamento di immigrati irregolari con modalità semplificate e senza un pieno rispetto del giusto processo. Una tesi che il tribunale ha rigettato.

“Permettere al Presidente di definire unilateralmente le condizioni in cui può invocare l’AEA, per poi dichiarare sommariamente che tali condizioni esistono, rimuoverebbe tutte le limitazioni all’autorità del potere esecutivo previste dalla legge”, ha scritto Rodriguez. Il giudice ha inoltre sottolineato che tale interpretazione sottrarrebbe ai tribunali il loro ruolo fondamentale di controllo sull’applicazione delle leggi approvate dal Congresso, funzione che la norma in questione non può essere intesa come autorizzata a eludere.

Il provvedimento giudiziario arriva in un contesto in cui l’uso dell’AEA da parte dell’amministrazione Trump è già stato oggetto di contestazioni legali. Lo scorso marzo, un altro giudice federale aveva emesso un ordine per bloccare l’espulsione di circa 250 persone che l’esecutivo accusava di appartenere alla gang Tren de Aragua. Nonostante ciò, due voli di rimpatrio sono comunque partiti. L’amministrazione ha giustificato l’azione sostenendo che gli aerei erano decollati prima che l’ordine giudiziario venisse notificato formalmente e che l’operazione fosse legittima ai sensi dell’Aliens Enemies Act.

La questione è infine giunta alla Corte Suprema, che nel mese precedente ha autorizzato temporaneamente l’uso dell’AEA per espellere presunti membri di gang venezuelani verso El Salvador. Tuttavia, la stessa Corte ha stabilito che, anche in questi casi, il governo è obbligato a garantire agli interessati un “tempo ragionevole” per contestare il provvedimento di espulsione dinanzi a un tribunale, prima dell’effettivo allontanamento dal territorio statunitense.

La decisione del giudice Rodriguez si inserisce dunque in un quadro giurisprudenziale in evoluzione e pone un freno all’interpretazione espansiva dell’AEA sostenuta dall’amministrazione. La sentenza potrebbe rappresentare un precedente importante per limitare l’uso di questa legge, originariamente concepita in contesti di guerra, come strumento ordinario per le politiche di immigrazione.

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