Gaza, il piano di Netanyahu per la fine della guerra in cambio dell’esilio dei leader di Hamas
Il premier israeliano punta, con il sostegno dell’Amministrazione Trump, ad ottenere modifiche dell’accordo per la liberazione degli ostaggi e propone, nello specifico, l’uscita di scena politica di Hamas in cambio della cessazione del conflitto a Gaza.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha presentato, durante una serie di incontri ad alto livello a Washington, un piano per porre fine alle ostilità a Gaza.
Secondo la proposta, il cui contenuto è stato reso noto da Axios, il cessate il fuoco duraturo potrà essere raggiunto solo se Hamas rinuncerà al controllo del territorio e i suoi leader accetteranno l’esilio.
Fonti statunitensi e israeliane, intervistate da Axios, indicano che tale approccio potrebbe aprire la strada a un nuovo assetto nella Striscia, includendo l’ipotesi — sostenuta apertamente dal presidente Donald Trump — della presa di controllo americana su Gaza.
Le basi del negoziato
Netanyahu sostiene che la permanenza di Hamas al potere rappresenta l’ostacolo principale a qualsiasi accordo post-conflitto.
Per superare questo problema, il suo piano prevede un percorso progressivo per il rilascio degli ostaggi, già in parte attuato durante le fasi iniziali del cessate il fuoco.
L’eventuale estensione della tregua oltre i 42 giorni sarebbe condizionata a ulteriori rilasci e a una revisione delle modalità di scambio dei prigionieri palestinesi.
Il premier intende ottenere la liberazione dei cittadini israeliani ancora nelle mani di Hamas — inclusi quelli in condizioni di grave rischio per la salute — offrendo in cambio la libertà di un numero maggiore di detenuti palestinesi rispetto agli accordi originariamente previsti.
Al centro della proposta vi è però un ultimatum: Hamas dovrebbe cedere completamente il controllo di Gaza, consentendo così a nuove autorità di gestire la ricostruzione.
L’esilio dei vertici di Hamas
Il passaggio più delicato del piano riguarda l’esilio dei leader di Hamas.
Secondo le fonti di Axios, Netanyahu ha ribadito che, per evitare un ulteriore inasprimento del conflitto, è imprescindibile che i vertici militari e politici dell’organizzazione abbandonino la Striscia e rinuncino a ogni forma di potere.
Pur avendo manifestato una certa disponibilità a rinunciare al controllo civile di Gaza, Hamas non pero ha mostrato intenzione di sciogliere la propria ala militare, nodo critico per garantire un cessate il fuoco duraturo secondo Israele.
Il futuro delle trattative
Nel corso degli incontri con Netanyahu, il presidente Trump ed i membri del suo team hanno sottolineato l’importanza del rilascio di tutti gli ostaggi.
Pur non essendoci un calendario definito per i negoziati, l’Amministrazione Trump, che ha ereditato gli accordi dalla presidenza di Joe Biden, condivide la necessità di apportare modifiche sostanziali.
Lo staff di Trump, guidato da Steve Witkoff, è ora attivamente impegnato in incontri tecnici e si prepara a confrontarsi a Miami con il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdul Rahman al-Thani, considerato un interlocutore strategico per raggiungere un accordo su Gaza.
Tuttavia, i funzionari israeliani ritengono ancora improbabile che i leader di Hamas accettino l’idea dell’esilio di massa e la rinuncia a qualsiasi potere militare.
In caso di fallimento dei negoziati, Israele potrebbe decidere di riprendere l’offensiva, prolungando il sanguinoso conflitto ancora per molti mesi.