Florida approva centro di detenzione per immigrati nelle paludi

Il progetto, promosso dallo stato e finanziato da Washington, prevede 5.000 posti letto per immigrati entro luglio. Costi stimati: 450 milioni di dollari all’anno. Ambientalisti e cittadini in rivolta per l’impatto sull’ecosistema delle Everglades.

Florida approva centro di detenzione per immigrati nelle paludi
Photo by Laurent B / Unsplash

In meno di una settimana, una proposta controversa si è trasformata in un piano operativo approvato dal governo federale: la costruzione di un centro di detenzione per immigrati su una pista di atterraggio dismessa nelle Everglades, una zona paludosa nel sud della Florida. La struttura, che i funzionari hanno già soprannominato “Alligator Alcatraz”, sarà realizzata su un’area selvaggia di 30 miglia quadrate, ritenuta cruciale per l’ecosistema dello stato. Il Miami Herald riporta che il progetto costerà circa 450 milioni di dollari all’anno allo stato della Florida.

Lunedì mattina sono stati avvistati camion che trasportavano bagni temporanei e generatori industriali verso il sito, di proprietà della Contea di Miami-Dade. La rapidità dell’operazione è dovuta anche all’intervento diretto del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale. La segretaria Kristi Noem ha confermato che sarà il governo federale a finanziare i piani dello stato per la costruzione del centro.

Il progetto è stato proposto dal procuratore generale della Florida James Uthmeier, già capo di gabinetto del governatore Ron DeSantis e recentemente condannato per oltraggio civile da un giudice federale in relazione a una decisione in materia di immigrazione. In un’intervista, Uthmeier ha dichiarato che la struttura avrà una capacità iniziale di 5.000 posti letto già entro la prima settimana di luglio. Ha definito il centro “un’opportunità unica per una struttura di detenzione a basso costo”, specificando che sarà composto da “tende pesanti e strutture di rimorchi” e che “non è necessario costruire molti edifici in muratura”. Ha aggiunto che “la Guardia Nazionale sarà presente. Detrremo, deporteremo e faremo uscire le persone da questo paese.”

L’iniziativa è un nuovo esempio del tentativo delle autorità statali di mostrare adesione alla linea dura sull’immigrazione del presidente Trump. In base alla legge della Florida, il governatore può requisire proprietà private in caso di emergenza. La settimana scorsa, Uthmeier aveva pubblicato online i piani per trasformare il tratto di terra – un tempo destinato a diventare l’Everglades Jetport – in una struttura temporanea per la detenzione di migranti. Il progetto originario dell’aeroporto, che sarebbe stato cinque volte più grande del JFK di New York, fu abbandonato decenni fa a causa di uno studio che ne evidenziava l’impatto ambientale disastroso.

Il sindaco della Contea di Miami-Dade, Daniella Levine Cava, ha inviato lunedì una lettera ai funzionari statali chiedendo ulteriori dettagli, in particolare sulle salvaguardie ambientali. Nella comunicazione, Levine Cava ha affermato che gli impatti sull’ecosistema “potrebbero essere devastanti”.

L’annuncio ha scatenato l’immediata reazione di ambientalisti, organizzazioni di conservazione e residenti. Domenica centinaia di persone si sono radunate presso il sito per protestare contro il piano. Gli stessi gruppi stanno ora esortando i cittadini a contattare il governatore DeSantis e il procuratore generale Uthmeier per manifestare la propria contrarietà. Eve Samples, direttrice esecutiva dell’organizzazione Friends of the Everglades, ha dichiarato ad Axios martedì: “Il governatore potrebbe fermare tutto questo oggi se volesse. Ha un impegno dichiarato verso le Everglades. Se vuole mantenere una qualsiasi credibilità, deve fermare questo progetto.”

Le critiche si concentrano non solo sull’impatto ambientale, ma anche sulla velocità con cui il progetto è stato approvato e messo in cantiere. Nonostante l’opposizione diffusa, il sostegno dell’amministrazione federale guidata da Trump ha accelerato l’iter, rendendo operativo un piano che sembrava destinato a restare un’ipotesi controversa.

Il sito scelto per la costruzione, collocato nel cuore delle Everglades, è un’area riconosciuta per la sua biodiversità e la sua funzione ecologica. Secondo gli ambientalisti, la presenza di strutture permanenti, attività logistiche e forze di sicurezza rappresenta una minaccia concreta per la fauna e la flora locali, già in sofferenza a causa dello sviluppo urbanistico e dei cambiamenti climatici.

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