Fact-check: Trump non ha mai parlato di “periodo di transizione” per i dazi durante la campagna elettorale 2024

Un’analisi di CNN mostra che, nonostante le recenti rivendicazioni del presidente, nei comizi e nelle interviste del 2024 l'allora candidato repubblicano prometteva benefici immediati dai dazi, senza citare alcun periodo di transizione o rincari per i consumatori.

Fact-check: Trump non ha mai parlato di “periodo di transizione” per i dazi durante la campagna elettorale 2024

Il presidente Donald Trump sostiene oggi di aver avvertito gli elettori, durante la campagna del 2024, che i nuovi dazi avrebbero comportato un “periodo di transizione”. Un controllo puntuale sulle sue dichiarazioni pubbliche – condotto dalla CNN attraverso il database Factba.se di Roll Call – smentisce però l’esistenza di simili avvisi prima del voto. I dati mostrano che, nei mesi che precedettero l’Election Day, l'allora candidato repubblicano parlò anzi di un effetto anti-inflazione “immediato” e negò qualsiasi aggravio di spesa per i cittadini statunitensi.

L’affermazione televisiva

Martedì, intervistato da Terry Moran sull’emittente ABC News, Trump ha ribadito che la propria campagna aveva incluso la previsione di un passaggio di transizione “non facile”. Il giornalista aveva appena ricordato le stime di numerosi economisti secondo le quali i dazi faranno lievitare i prezzi al consumo. "Ho detto tutte queste cose durante la mia campagna", ha replicato il presidente, aggiungendo: "Incluso che ci sarebbe stato un periodo di transizione".

Per verificare la sua dichiarazione, CNN ha scandagliato Factba.se, archivio che conserva comizi, interviste e post social di Trump. Il risultato è inequivocabile: per tutto il 2024 non compaiono riferimenti a transizioni o sacrifici legati ai dazi. Il termine “transizione” figura soltanto in contesti diversi – dalle persone transgender al passaggio di consegne presidenziale – mai nelle argomentazioni sulla politica commerciale.

Interpellata da CNN, la Casa Bianca ha fornito un solo esempio a sostegno della tesi del presidente: un’intervista dell’8 dicembre 2024, quando Trump era già presidente eletto. In quell’occasione egli ammise di "non poter garantire" l’assenza di rincari, pur aggiungendo di "non credere" che i rincari dovuti ai dazi sarebbero ricaduti sui consumatori. Trattandosi di una dichiarazione successiva al voto, il riferimento non corrobora l’esistenza di avvisi durante la campagna.

Promesse di benefici immediati

I discorsi di Trump durante la campagna elettorale del 2024 offrivano un quadro totalmente diverso. Ad agosto, in conferenza stampa, Trump aveva garantito: "Quando vincerò, abbatterò immediatamente i prezzi". Due giorni prima dell’Election Day aveva assicurato ai suoi elettori dal palco: "Faremo scendere quei prezzi. Li faremo scendere rapidamente", aggiungendo che "dal primo giorno porremo fine all’inflazione". Alle obiezioni di chi temeva effetti recessivi dai dazi, aveva definendo "massiccio – ma in senso positivo" l’impatto dei dazi, promettendo che "i dazi intelligenti non creeranno inflazione, anzi la combatteranno".

Solo una volta entrato nello Studio Ovale, il presidente ha modificato la sua narrativa. A fine gennaio 2025 ha riconosciuto che "ci potrebbe essere qualche difficoltà temporanea a breve termine". Nei mesi di marzo e aprile, mentre crescevano le critiche, ha iniziato a parlare apertamente di “periodo di transizione”, allineando la comunicazione ai dati che mostrano un aumento dei prezzi per alcuni beni importati.

La sovrapposizione tra retorica elettorale e dichiarazioni presidenziali evidenzia uno scarto temporale: gli avvertimenti su sacrifici e periodo di transizione compaiono, dunque, esclusivamente nella fase post-elezione e, tranne in un caso, tutti dopo il suo ritorno alla Casa Bianca. Durante la campagna, al contrario, Trump aveva definito i dazi come un rimedio istantaneo contro l’inflazione, ed affermando che i costi sarebbero stati pagati "solo dai Paesi stranieri” a cui sarebbero stati applicati i dazi.

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