Espulsi due migranti asiatici in Sud Sudan

Un vietnamita e un birmano sono stati rimpatriati insieme ad almeno altri otto migranti verso uno dei Paesi più instabili al mondo. Gli avvocati denunciano una violazione di un’ordinanza federale che imponeva la possibilità di chiedere protezione contro la tortura.

Espulsi due migranti asiatici in Sud Sudan
U.S. Immigration and Customs Enforcement

Le autorità statunitensi hanno proceduto all’espulsione verso il Sudan del Sud di una decina di migranti, tra cui un cittadino vietnamita e uno birmano. Lo riferiscono gli avvocati che rappresentano le persone coinvolte accusando l’amministrazione Trump di non aver rispettato una decisione giudiziaria che vietava espulsioni senza la possibilità di richiedere protezione ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura.

Secondo i documenti depositati martedì stesso in tribunale, uno dei migranti espulsi, identificato con le iniziali “N.M.” e originario della Birmania, è stato informato nella serata di lunedì della sua imminente espulsione verso il Sudan del Sud. Il Paese africano è attualmente teatro di scontri armati che rischiano di sfociare in una guerra civile. I legali di N.M. hanno successivamente ricevuto conferma da un agente dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE) che l’uomo era stato effettivamente espulso nella mattinata di martedì.

Altri avvocati sono stati informati formalmente che anche un altro migrante, identificato come “T.T.P.” e proveniente dal Vietnam, “sembra aver subito lo stesso destino di N.M.”. Le informazioni raccolte indicano che sull’aereo diretto in Sudan del Sud vi sarebbero stati almeno altri dieci passeggeri espulsi.

Secondo i legali, l’amministrazione Trump ha violato una sentenza emessa nell’aprile scorso, la quale stabiliva che ogni espulsione verso un Paese terzo dovesse essere preceduta dalla possibilità per i migranti di presentare una richiesta di protezione internazionale, in particolare ai sensi della Convenzione ONU contro la tortura. La decisione era stata pronunciata da un giudice federale nell’ambito di un caso riguardante un’espulsione verso la Libia.

Alla luce dei fatti, gli avvocati chiedono ora che il giudice ordini l’immediata sospensione di ogni ulteriore espulsione verso il Sudan del Sud e, se necessario, disponga il rientro negli Stati Uniti di N.M., T.T.P. e degli altri migranti coinvolti. Al momento della pubblicazione dell’articolo, l’ICE non aveva risposto alle richieste di commento da parte dell’Agence France-Presse.

Questa operazione si inserisce nel più ampio contesto della politica migratoria restrittiva promossa dal presidente Trump, che ha definito la lotta contro l’immigrazione clandestina una delle sue priorità principali. Ad aprile, la sua amministrazione ha annunciato il divieto di rilascio di visti per i cittadini sud-sudanesi, motivando la decisione con il presunto rifiuto da parte dello Stato africano di accettare il rimpatrio dei suoi cittadini oggetto di provvedimenti di espulsione.

Nel febbraio scorso, il presidente Trump ha inoltre invocato una legge risalente al 1798 per giustificare l’espulsione di circa 250 persone, per lo più di nazionalità venezuelana, accusate di appartenere a una gang, verso il Salvador. Tuttavia, diversi tribunali e la stessa Corte suprema hanno temporaneamente bloccato l’utilizzo di questa normativa, sollevando dubbi sulla sua legittimità.

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