Elon Musk lascia il DOGE dopo un bilancio deludente
Nonostante la promessa di mille miliardi di risparmi, il dipartimento per l’efficienza governativa guidato da Musk si ferma a 175 miliardi e colpisce soprattutto l’apparato federale

Elon Musk ha annunciato il suo ritiro dal Department of Government Efficiency (DOGE), la struttura creata dal presidente Donald Trump all’inizio del mandato per ridurre la spesa pubblica federale. La decisione è arrivata il 24 maggio, a pochi giorni dalla scadenza del termine legale (28 maggio) oltre il quale Musk avrebbe dovuto sottoporsi agli obblighi di trasparenza e controllo del Congresso per restare nel team presidenziale.
Il ritiro di Musk coincide con una fase difficile per le sue aziende: le vendite di Tesla sono in calo, in parte per la sua impopolarità politica, mentre la piattaforma X ha subito un’interruzione di servizio proprio il 24 maggio. Musk ha spiegato su X di voler tornare a concentrarsi su Tesla, X/xAI e sul prossimo lancio di Starship con SpaceX, dichiarando di voler lavorare “24 ore su 24, 7 giorni su 7” e dormire “nelle sale conferenze, nei server e nelle fabbriche”.
Il bilancio del DOGE, tuttavia, è ben lontano dagli obiettivi prefissati. Secondo quanto pubblicato sul sito del dipartimento, sotto la guida di Musk sono stati risparmiati 175 miliardi di dollari, equivalenti a 1.086 dollari per contribuente. Una cifra nettamente inferiore rispetto ai mille miliardi annunciati all’inizio. Le difficoltà erano prevedibili: le principali voci di spesa federale – previdenza sociale, sanità per gli anziani (Medicare), difesa e interessi sul debito – sono state escluse dal perimetro delle riforme. Ciò ha lasciato margini ridotti per realizzare tagli significativi.
Oltre al bilancio insoddisfacente, Musk ha affrontato ostacoli politici e legali. L’impatto delle sue misure si è manifestato soprattutto nei licenziamenti nel settore pubblico. Secondo il New York Times, 284.000 dipendenti federali hanno perso il lavoro o accettato piani di uscita: 59.000 sono stati licenziati, 76.000 hanno accettato un piano di incentivi e altri 150.000 sono coinvolti in future riduzioni. Si tratta del 20% del personale civile federale, esclusi i lavoratori del Pentagono e delle agenzie di sicurezza.
Il ministero degli Affari dei veterani è stato il più colpito (83.000 licenziamenti), seguito dall’Agenzia delle entrate (24.000) e dal Dipartimento della salute (20.000). L’agenzia per lo sviluppo internazionale Usaid è stata completamente smantellata (10.000 posti), così come Voice of America (1.300). Il Dipartimento dell’istruzione ha perso 1.950 posti, pari al 46% del totale, anche se la sua chiusura è stata sospesa da un tribunale.
Le misure hanno avuto conseguenze anche su contratti e sussidi: oltre 10.000 contratti pubblici sono stati cancellati, generando risparmi dichiarati per 32 miliardi di dollari. Tra questi, spiccano il contratto da 2,9 miliardi con Family Endeavors, ente che si occupava dei minori migranti, e uno da 1,9 miliardi con Centennial Technologies. Altri 4,1 miliardi di dollari derivano da contratti revocati dal Pentagono a società di consulenza.
Per quanto riguarda le sovvenzioni, il DOGE dichiara di averne annullate 12.250, per un totale di 39 miliardi di dollari. Tra i beneficiari colpiti figurano l’Alleanza mondiale per i vaccini (GAVI) e il programma dell’Organizzazione mondiale della sanità contro la poliomielite. Anche diversi centri sanitari statunitensi hanno perso fondi pubblici per centinaia di milioni di dollari.
L’apparato regolatorio è stato un altro bersaglio dell’azione di Musk. Il DOGE afferma di aver eliminato 338.000 parole da testi normativi nel settore dell’energia, con un risparmio stimato in 28,7 miliardi di dollari.
L’impatto di queste misure, però, appare incerto. Numerose decisioni sono state impugnate in tribunale. In alcuni casi, come per il Dipartimento dell’istruzione, i giudici hanno ordinato la reintegrazione del personale.
Musk ha trovato nel presidente Trump uno dei suoi principali ostacoli. Nonostante l’approccio radicale e libertariano di Musk, il presidente ha rifiutato tagli a settori centrali come pensioni, Medicare e difesa, limitando l’azione del DOGE a misure simboliche e alla retorica contro la “frode” e il “wokismo”. In più occasioni, Trump ha ridimensionato l’influenza del suo consigliere, come accaduto a metà aprile quando ha rimosso il responsabile del fisco scelto da Musk.
Anche all’interno dell’amministrazione, Musk ha generato frizioni. Ha avuto uno scontro con il segretario di Stato Marco Rubio e contestato il ministro dei Trasporti Sean Duffy per i finanziamenti ai controllori di volo, nonostante l’aumento degli incidenti aerei. L’episodio più teso è avvenuto il 6 marzo in una riunione di gabinetto, quando Trump ha dovuto intervenire per placare un alterco tra Musk e il segretario al Tesoro Scott Bessent.
Un terzo ostacolo è stato il Congresso, che mantiene il controllo sul bilancio federale. La legge di spesa approvata alla Camera il 22 maggio – soprannominata “Big, Beautiful Bill” – prevede un disavanzo pari al 6% del PIL e un aumento del debito pubblico di 2.400 miliardi in dieci anni, secondo il Congressional Budget Office. Una conferma indiretta che i timori di Musk sul debito erano fondati, ma che il suo tentativo di contenere la spesa è stato inefficace.
Infine, la magistratura ha bloccato varie iniziative del DOGE, sostenendo che Musk non aveva il potere legale per realizzare i tagli e i licenziamenti previsti. L’incertezza normativa ha causato disagi sia nei ministeri sia tra gli interlocutori esterni delle agenzie pubbliche.
Conclusa questa parentesi politica, Musk torna alle sue imprese. Ha annunciato che Tesla intende testare veicoli autonomi ad Austin e Los Angeles, con l’obiettivo di metterne in circolazione fino a un milione entro il 2026. SpaceX si prepara a un nuovo lancio della navicella Starship, mentre il ruolo della compagnia nel settore militare è in crescita, come evidenziato dal Wall Street Journal. Infine, Musk ha completato la fusione tra X e la sua azienda di intelligenza artificiale xAI, risolvendo parte del debito contratto per l’acquisto di Twitter nel 2024.
Il DOGE, il cui mandato doveva durare fino al 4 luglio 2026, resta ora privo di guida. Il suo futuro appare incerto, così come il ruolo di Musk nella politica federale statunitense.