Economia americana più solida del previsto nonostante i dazi
L'inflazione rallenta, Wall Street è vicina ai massimi e le tensioni commerciali si allentano. Ma per molti economisti lo shock causato dai dazi deve ancora arrivare
Una serie di indicatori economici migliori delle attese, incluso l’ultimo rapporto sull’inflazione, conferma finora la tenuta dell’economia statunitense. Nonostante i timori di un rallentamento dovuto ai dazi introdotti dal presidente Trump, gli effetti negativi previsti non si sono ancora concretizzati. Gli economisti, che da tempo prevedono un impatto sulla crescita e un aumento dei prezzi al consumo, restano in attesa di segnali più chiari.
L’indice dei prezzi al consumo (CPI) per il mese di maggio ha mostrato un incremento più contenuto del previsto, proseguendo una tendenza che vede da mesi l’allentamento delle pressioni inflazionistiche. La moderazione dell’inflazione si accompagna a una fase di apparente distensione sul fronte delle tensioni commerciali con la Cina. Trump ha lodato un nuovo accordo che dovrebbe garantire l’accesso a minerali critici per l’industria americana, un passo che potrebbe ridurre alcune vulnerabilità della catena di approvvigionamento.
Anche sul fronte fiscale i dati si mostrano positivi. Il segretario al Tesoro Scott Bessent ha dichiarato al Congresso che le entrate fiscali di maggio sono cresciute di quasi il 15% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, nonostante i tagli ai fondi destinati all’Internal Revenue Service. Parallelamente, i mercati finanziari continuano a registrare buoni risultati: i principali indici azionari si trovano a meno del 2% dai massimi storici raggiunti lo scorso febbraio.
Tuttavia, il consenso tra gli analisti finanziari e gli economisti di Wall Street resta improntato alla cautela. Le politiche commerciali dell’amministrazione, e in particolare i dazi, sono considerate un fattore potenzialmente destabilizzante, capace di frenare la crescita e alimentare l’inflazione. Finora, però, questi effetti non si sono manifestati in modo evidente. L’attesa di un contraccolpo economico ricorda, per alcuni osservatori, l’attesa vana dei personaggi di Aspettando Godot: lo shock da dazi - il "Godot" dell’economia americana - continua a non arrivare.
Un elemento chiave che ha finora attenuato gli effetti dei dazi è rappresentato dalle scorte accumulate preventivamente dalle imprese. Molte aziende hanno fatto incetta di prodotti importati prima dell’entrata in vigore dei dazi, creando una sorta di cuscinetto che ha protetto temporaneamente i consumatori dagli aumenti di prezzo. Tuttavia, una volta esaurite queste riserve, i rivenditori potrebbero trovarsi costretti a trasferire i costi maggiori sui clienti finali, con conseguenze ancora imprevedibili sulla domanda.
Segnali misti provengono anche dal mercato del lavoro. Il recente rapporto sull’occupazione ha evidenziato alcune debolezze, tra cui un aumento nel numero di persone che lasciano la forza lavoro. Al momento, tuttavia, non è chiaro se si tratti di una tendenza duratura o di un fenomeno isolato.
Allo stesso tempo, alcuni indicatori del mercato obbligazionario sollevano interrogativi sullo stato reale dell’economia. Nelle ultime settimane si è verificata una vendita significativa di titoli del Tesoro a lungo termine, suggerendo che gli investitori richiedono premi di rischio maggiori per detenere debito pubblico in un contesto di deficit crescenti. Tali squilibri sono in parte attribuiti alla politica fiscale dell’amministrazione Trump, che ha aumentato la spesa pubblica mantenendo alti i livelli di disavanzo.
I tassi di interesse, pur inferiori ai picchi raggiunti durante la fase più acuta dello shock inflazionistico, restano comunque elevati. Secondo molti funzionari della Federal Reserve, questi livelli sono ancora abbastanza restrittivi da incidere sull’attività economica, anche se l’impatto concreto non è ancora del tutto misurabile.
Secondo Seema Shah, stratega globale capo di Principal Asset Management, è troppo presto per concludere che gli aumenti di prezzo legati ai dazi non si materializzeranno. In una nota, ha osservato che "gli aumenti di prezzo guidati dai dazi potrebbero non trasmettersi ai dati del CPI per ancora alcuni mesi", invitando quindi alla prudenza nelle valutazioni.