È stato sospeso il monitoraggio della qualità dell’aria nei parchi nazionali e poi ripreso
Il Dipartimento dell’Interno ha sospeso un programma chiave per la rilevazione dell’inquinamento atmosferico nei 63 parchi nazionali, ma la decisione è stata successivamente revocata dopo pressioni interne
Il National Park Service ha temporaneamente sospeso il programma federale di monitoraggio della qualità dell’aria nei 63 parchi nazionali degli Stati Uniti. La decisione, avvenuta sotto l’amministrazione del presidente Donald Trump, è stata inizialmente comunicata attraverso un’email interna ottenuta dal Washington Post e confermata da due fonti a conoscenza della vicenda.
Il provvedimento ha comportato l’emissione di ordini di sospensione delle attività (stop-work orders) da parte del Dipartimento dell’Interno — di cui fa parte anche il National Park Service — nei confronti dei due appaltatori responsabili della gestione del programma: Air Resource Specialists e Desert Research Institute. La misura ha aggravato le difficoltà operative già esistenti in molti parchi, che stanno affrontando numerosi licenziamenti alla vigilia della stagione turistica estiva.
A seguito della pubblicazione dell’articolo, la portavoce del National Park Service, Rachel Pawlitz, ha comunicato via email che gli ordini di sospensione sarebbero stati revocati e che i contratti sarebbero stati ripristinati con effetto immediato.
Il programma di monitoraggio ha il compito di raccogliere dati sui livelli di inquinanti atmosferici pericolosi, come ozono e particolato, presenti nei parchi nazionali. Tali dati sono utilizzati dalle autorità federali per valutare le richieste di autorizzazione di nuovi impianti industriali nelle vicinanze dei parchi, tra cui centrali elettriche e raffinerie di petrolio.
Secondo l’Environmental Protection Agency, l’esposizione a breve e lungo termine al particolato è correlata a una vasta gamma di effetti negativi per la salute, tra cui infarti, ictus, attacchi d’asma e morte prematura. Il programma si prefigge anche l’obiettivo di ridurre la foschia regionale, che si forma quando la luce solare incontra minuscole particelle inquinanti sospese nell’aria e che, negli ultimi decenni, ha compromesso la visibilità dei paesaggi nei parchi statunitensi.
Il Dipartimento di Stato aveva già interrotto a marzo un proprio programma simile di monitoraggio della qualità dell’aria, che si basava su sensori installati presso più di 80 ambasciate e consolati statunitensi nel mondo, spesso in Paesi in cui i dati locali risultavano limitati o inaffidabili.
Jim Schaberl, ex responsabile delle risorse naturali e culturali del Shenandoah National Park in Virginia — in pensione dal 2024 — ha sottolineato come la raccolta di questi dati sia fondamentale, anche perché molti Stati non dispongono delle risorse necessarie per monitorare autonomamente la qualità dell’aria. “Ogni parco è dotato di strumenti e personale per mantenere l’attrezzatura di monitoraggio,” ha dichiarato. “È un’attività davvero importante perché la maggior parte degli Stati non ha programmi di grande portata per finanziare questo tipo di monitoraggio. In Virginia, ad esempio, ci sono pochi luoghi che raccolgono dati comparabili a quelli del Shenandoah.”
Schaberl ha espresso sorpresa per la decisione iniziale di sospendere il programma: “Cancellare di colpo tutti i dati scientifici che mostrano lo stato della qualità dell’aria nei parchi — e nel Paese in generale — è semplicemente incredibile da sentire. È come ricevere un pugno nello stomaco”.