Due scenari per la guerra in Ucraina

L’incontro tra Trump e Putin non ha portato a un accordo. Restano due ipotesi: un’Ucraina ridotta ma protetta dall’Occidente, oppure subordinata a Mosca.

Due scenari per la guerra in Ucraina

La guerra in Ucraina resta senza una via d’uscita chiara dopo il vertice in Alaska tra il presidente Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin. I due leader non sono riusciti a raggiungere un accordo. Trump ha parlato di “alcuni progressi”, ammettendo tuttavia che la trattativa non ha prodotto risultati concreti. Putin, dal canto suo, ha ribadito che non intende accettare un semplice congelamento del fronte, insistendo sulla necessità di affrontare le “cause profonde” del conflitto.

L’invasione russa, avviata nel 2022 con l’obiettivo di riportare l’Ucraina nella sfera d’influenza di Mosca, non ha raggiunto il suo scopo iniziale: la conquista di Kiev. L’esercito ucraino ha portato avanti una resistenza tenace, pur pagando costi elevati e perdendo il controllo di circa un quinto del territorio nazionale. In questo contesto, secondo l’analisi pubblicata dal Wall Street Journal, emergono due possibili scenari sulla fine della guerra: una “spartizione con protezione” o una “spartizione con subordinazione”.

Il primo scenario prevede che l’Ucraina perda parte del suo territorio ma riesca a mantenere sovranità e sicurezza sul resto del paese. Si tratterebbe di accettare de facto l’occupazione russa di circa il 20% del territorio, senza riconoscerla legalmente. In cambio, Kiev otterrebbe garanzie di sicurezza dall’Occidente, con un rafforzamento delle difese militari e la possibilità di un dispiegamento di truppe da parte di alcuni paesi europei. Una coalizione guidata da Regno Unito e Francia ha già manifestato la disponibilità a contribuire con proprie forze. Resta invece incerta la posizione degli Stati Uniti, anche se Trump negli ultimi giorni ha lasciato intendere una certa apertura. Questo scenario richiama in parte l’esito della guerra di Corea nel 1953, con un paese diviso ma difeso da solide garanzie esterne.

Per Putin, una simile conclusione rappresenterebbe una sconfitta storica: significherebbe perdere definitivamente gran parte dell’Ucraina, mentre truppe occidentali resterebbero a protezione di un vicino che Mosca considera parte della propria identità storica e culturale. Solo gravi problemi economici o il rischio di destabilizzazione interna potrebbero spingere la Russia ad accettare una simile soluzione, ma finora non si intravedono segnali in questa direzione.

Il secondo scenario, definito “spartizione con subordinazione”, prevede invece una vittoria politica di Mosca. In questa ipotesi, l’Ucraina non solo perderebbe territori, ma vedrebbe ridotte drasticamente le proprie capacità militari e l’autonomia politica. Mosca potrebbe pretendere cambiamenti costituzionali, restrizioni sulle forze armate, limiti alla fornitura di armi occidentali e perfino condizionamenti sulla leadership politica e sulla politica estera ucraina.

Un’Ucraina ridotta a protettorato russo equivarrebbe a una capitolazione, compromettendo il progetto di integrazione con l’Europa e con l’Occidente. L’obiettivo principale di Mosca non sarebbe quindi soltanto la conquista territoriale, ma la trasformazione dell’Ucraina in uno Stato dipendente.

La possibilità di giungere a un tale esito dipende dalla tenuta dell’esercito ucraino. Dopo oltre tre anni e mezzo di guerra, i soldati sono stanchi, numericamente inferiori e spesso critici verso i propri comandanti. Tuttavia, continuano a resistere. La natura del conflitto, in cui i droni giocano un ruolo crescente, favorisce le posizioni difensive rispetto agli attacchi, un fattore che ha finora impedito un collasso ucraino.

Secondo Michael Kofman, analista del Carnegie Endowment for International Peace, “l’esercito ucraino non sta per crollare, ma se Kiev non risolve i suoi problemi di generazione e gestione delle forze, nel lungo periodo potrebbe arrivare a un punto di crescente esaurimento”.

Sul piano economico, gli Stati Uniti hanno lasciato intendere la possibilità di colpire duramente le entrate petrolifere russe con dazi, sanzioni sulle transazioni bancarie e il blocco della cosiddetta “flotta ombra” di petroliere. Tuttavia, gli esperti concordano sul fatto che l’effetto di simili misure richiederebbe tempo.

La Russia può contare su una popolazione più ampia, maggiori risorse finanziarie e superiorità numerica nelle truppe. Questo rende il suo sforzo bellico apparentemente più sostenibile di quello ucraino. Tuttavia, la storia recente del conflitto dimostra che Kiev è stata capace di adattarsi e di resistere contro ogni previsione.

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