Dopo la sentenza di ieri, via libera all’ordine esecutivo di Trump contro lo ius soli in 28 Stati
La decisione 6-3 riduce drasticamente il potere dei giudici federali di bloccare ordini esecutivi a livello nazionale. L’ordine del presidente Trump per abolire la cittadinanza per diritto di nascita potrà così entrare in vigore in gran parte degli Stati creando un sistema frammentato di diritti.

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha approvato con una decisione storica, presa con sei voti favorevoli e tre contrari, una limitazione significativa al potere dei giudici federali di emettere ingiunzioni nazionali contro gli ordini esecutivi presidenziali. Il caso, noto come Trump v Casa, Inc, segna un punto di svolta nella possibilità dei tribunali federali inferiori di bloccare, a livello nazionale, azioni esecutive che potrebbero violare la Costituzione, la legge federale o i diritti dei cittadini.
Il primo effetto pratico immediato è che l’ordine esecutivo di Trump contro la cittadinanza per diritto di nascita potrà entrare in vigore tra 30 giorni nei 28 Stati che non hanno presentato cause legali contro il provvedimento. In questo modo, però, si creerà un sistema frammentato: in alcuni Stati, i figli nati da immigrati irregolari saranno ancora considerati cittadini americani, mentre in altri Stati no, fino a quando la Corte non si pronuncerà definitivamente sul merito della questione.
Contesto storico delle ingiunzioni
Secondo molti esperti legali, le ingiunzioni nazionali sono diventate più comuni nell’era Trump, principalmente perché Trump stesso ha emesso ordini esecutivi al limite della legge o chiaramente incostituzionali che hanno il potenziale di ferire le persone e privarle dei loro diritti a livello nazionale. Tuttavia, questo tipo di ingiunzioni nazionali non sono usate esclusivamente contro presidenti repubblicani o per ostacolare politiche di destra.
Anche durante le Amministrazioni Obama e Biden, alcuni giudici nominati dai repubblicani hanno regolarmente ostacolato le loro agende politiche con ingiunzioni nazionali, e la Corte guidata da Roberts aveva sempre benedetto questi sforzi. Ma una volta che Donald Trump è tornato al potere, la stessa Corte ha ora adottato una visione più nuova e ristretta delle prerogative dei giudici.
La giudice Sonia Sotomayor, nel suo dissenso firmato anche dagli altri due giudici liberal, ha scritto che “nessun diritto è al sicuro nel nuovo regime legale che la Corte ha voluto creare”. La sua collega Ketanji Brown Jackson ha definito la decisione come “profondamente pericolosa” ed una “minaccia esistenziale allo stato di diritto”. La maggioranza conservatrice, guidata da Amy Coney Barrett, ha invece giustificato la decisione sostenendo che la Corte sta applicando ciò che avrebbero voluto i Padri Fondatori.
Le affermazioni dell’Amministrazione
Il presidente Trump ha accolto con favore la decisione che rappresenta una sua chiara vittoria, annunciando che la sua Amministrazione proseguirà con l’abolizione della cittadinanza per diritto di nascita. Durante una conferenza stampa, Trump ha dichiarato (senza portare prove) che “le persone peggiori, alcuni membri dei cartelli del narcotraffico”, avrebbero sfruttato il diritto di cittadinanza per nascita “per far entrare persone illegalmente nel nostro Paese”. Ha inoltre sostenuto, falsamente, che la Corte Suprema avrebbe già riconosciuto la sua interpretazione del 14° Emendamento come corretta nel merito.
Il 14° Emendamento, approvato nel 1868, garantisce la cittadinanza a chiunque nasca sul suolo statunitense. La Corte Suprema si era già espressa nel 1898 a favore di un’interpretazione ampia della norma, in un caso relativo al figlio di lavoratori immigrati cinesi.
Alla stessa conferenza stampa, la Procuratrice Generale Pam Bondi ha evitato di fornire dettagli su come sarà attuata la nuova politica negli Stati in cui entrerà in vigore. Alla domanda su chi verificherà la cittadinanza alla nascita, Bondi ha risposto che la questione è ancora “contenzioso in corso” e sarà affrontata nella prossima sessione della Corte. Quando le è stato chiesto se i bambini figli di genitori senza documenti sarebbero diventati una priorità per l’espulsione, Bondi ha precisato che “i criminali violenti nel nostro Paese sono la priorità”, rimandando il discorso ai piani di contrasto alle gang del Dipartimento di Giustizia.
Implicazioni future
Resta il fatto che la sentenza di ieri avrà come conseguenza diretta la creazione di un sistema frammentato, in cui i diritti e le tutele dei cittadini potrebbero variare sensibilmente da Stato a Stato, a seconda dello status dei procedimenti legali locali. Nella pratica, i neonati di genitori immigrati in alcuni Stati saranno riconosciuti cittadini americani, mentre in altri rischiano di non esserlo, almeno finché la Corte non si pronuncerà sul merito dell’ordine di Trump.
Va ribadito che la Corte Suprema non ha ancora affrontato nel dettaglio la questione costituzionale sul diritto di cittadinanza alla nascita. Nel frattempo, però, numerosi bambini nati da genitori immigrati potrebbero essere già privati di un diritto che fino ad oggi era sempre stato loro garantito.
Questa decisione rappresenta, quindi, un precedente di notevole importanza, potenzialmente capace di modificare l’equilibrio dei poteri tra i diversi rami del governo federale a favore di una presidenza sempre più imperiale.