Documenti sull’assassinio di Martin Luther King, Trump ordina la declassificazione

La Casa Bianca ha reso pubblici oltre 240.000 documenti relativi alla sorveglianza dell’FBI su Martin Luther King Jr., nonostante le proteste dei figli del leader per i diritti civili, che temono un uso distorto del materiale.

Documenti sull’assassinio di Martin Luther King, Trump ordina la declassificazione
National Park Service - Martin Luther King Jr National Historic Site

L’amministrazione Trump ha reso disponibili al pubblico, lunedì 21 luglio, più di 240.000 pagine di documenti sulla sorveglianza che l’FBI condusse su Martin Luther King Jr. negli anni precedenti al suo assassinio, avvenuto il 4 aprile 1968 a Memphis. I file, rimasti sotto sigillo giudiziario dal 1977, sono ora consultabili dopo che il governo ha deciso di anticipare la loro pubblicazione, inizialmente prevista per il 2027.

In una dichiarazione congiunta, i due figli ancora in vita di King, Martin Luther King III, 67 anni, e Bernice King, 62 anni, hanno espresso preoccupazione per le conseguenze di questa operazione, chiedendo che i documenti siano letti «con empatia, moderazione e rispetto per il dolore che la nostra famiglia continua a provare». I figli hanno sottolineato che l’assassinio del padre è da decenni oggetto di un’attenzione pubblica «ossessiva» e che i nuovi materiali, seppur preziosi per la ricerca storica, rappresentano per loro una questione profondamente personale.

La pubblicazione comprende anche documenti riguardanti la reazione della Central Intelligence Agency ai cambiamenti politici di King, in particolare al suo impegno contro la guerra in Vietnam e alla sua crescente attenzione per le tematiche della povertà. Non è ancora chiaro se i nuovi file offrano dettagli inediti sulla vita di King, sul movimento per i diritti civili o sulle circostanze dell’omicidio.

La direttrice della National Intelligence, Tulsi Gabbard, ha definito l’operazione «senza precedenti», sottolineando come molti di questi documenti siano stati digitalizzati per la prima volta. Gabbard ha lodato il presidente Trump per aver promosso la declassificazione, presentandola come un gesto di «completa trasparenza» da parte degli Stati Uniti su «un evento tragico e decisivo nella storia del paese».

L’iniziativa si inserisce nel quadro più ampio delle promesse elettorali di Trump di declassificare una serie di documenti storici, tra cui quelli relativi agli omicidi di John F. Kennedy nel 1963 e di Robert F. Kennedy nel 1968. Le carte sull’assassinio di JFK sono state rese pubbliche a marzo, mentre i documenti su RFK sono stati diffusi ad aprile. Ora, con la pubblicazione dei file su King, la Casa Bianca intende dimostrare coerenza nella sua politica di apertura degli archivi.

Non tutti, però, vedono nella decisione un gesto di trasparenza. Alcuni attivisti, come il reverendo Al Sharpton, hanno accusato Trump di voler distrarre l’opinione pubblica dalle critiche che lo investono per la gestione dei documenti legati al caso Epstein, la cui vicenda continua a suscitare tensioni politiche. Sharpton ha dichiarato che la pubblicazione «non riguarda la giustizia o la trasparenza», ma piuttosto «un tentativo disperato di distogliere l’attenzione» dal presidente.

Il King Center, fondato da Coretta Scott King e oggi diretto da Bernice King, ha diffuso una dichiarazione distinta rispetto a quella dei figli, definendo l’operazione «sfortunata e mal programmata» a fronte delle «molte ingiustizie e sfide che affliggono la società statunitense e il mondo». Il centro ha invitato a concentrarsi sul «lavoro giusto» che King portò avanti per la pace e la giustizia sociale, anziché sull’ennesima analisi della sua tragica morte.

I documenti confermano quanto già noto sulla campagna di sorveglianza e discredito condotta dall’allora direttore dell’FBI J. Edgar Hoover contro King. L’agenzia federale intercettò le sue linee telefoniche, installò microfoni nelle camere d’albergo e si servì di informatori per raccogliere prove delle sue relazioni extraconiugali, con l’obiettivo di minarne l’autorevolezza e l’influenza. I figli di King hanno definito queste azioni «invasive e predatrici», denunciando il tentativo deliberato di «distruggere la reputazione» del leader e, più in generale, di «neutralizzare» il movimento per i diritti civili.

Sulla questione dell’assassinio, la famiglia continua a sostenere che James Earl Ray, il segregazionista bianco condannato per l’omicidio, non fosse il solo responsabile o, forse, neppure l’autore. Ray, che aveva inizialmente ammesso la colpa, ritrattò la sua confessione e mantenne la propria innocenza fino alla morte, avvenuta nel 1998. Nel 1999, una giuria civile di Memphis, in una causa intentata dalla famiglia King, stabilì che Martin Luther King Jr. era stato vittima di una cospirazione, avvalorando le tesi della famiglia.

Con la pubblicazione anticipata dei file, gli storici e i giornalisti avranno accesso a un nuovo patrimonio di informazioni. Tra i documenti figurano dettagli sulle piste seguite dall’FBI dopo l’omicidio, inclusi i rapporti su contatti e movimenti di Ray, nonché dichiarazioni di testimoni e di ex detenuti che potrebbero fornire ulteriori elementi sull’inchiesta.

Il dibattito attorno a questa operazione rimane acceso. Da un lato, si evidenzia l’importanza della trasparenza storica e del libero accesso agli archivi; dall’altro, si teme che la divulgazione possa essere usata come strumento politico o possa alimentare una lettura distorta della figura di King.

Al momento, Bernice e Martin Luther King III hanno dichiarato di essere ancora impegnati nell’analisi dei documenti e di voler verificare se essi contengano nuove informazioni che possano arricchire, o correggere, quanto già emerso dalle indagini e dai processi precedenti.

Focus America non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.