Disoccupazione americana al massimo da quattro anni
Il tasso di disoccupazione è salito al 4,6% a novembre, il livello più alto dal 2021. L'economia ha perso 105.000 posti a ottobre e ne ha aggiunti solo 64.000 a novembre. I democratici attaccano le politiche del presidente, mentre i repubblicani difendono i risultati.
Il mercato del lavoro americano sta perdendo colpi. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 4,6% a novembre, il livello più alto da settembre 2021, quando il paese usciva dalla pandemia. I dati pubblicati martedì dal Bureau of Labor Statistics mostrano che l'economia ha perso 105.000 posti di lavoro a ottobre e ne ha recuperati solo 64.000 a novembre. Il numero totale di disoccupati è salito a 7,8 milioni, 700.000 in più rispetto a un anno fa, quando Donald Trump venne rieletto presidente.
I numeri arrivano con settimane di ritardo a causa dello shutdown federale durato 43 giorni, che ha bloccato la raccolta dei dati statistici. L'assenza delle informazioni ha creato un vuoto informativo che ha reso ancora più difficile valutare lo stato reale dell'economia americana. Secondo gli economisti, la pubblicazione di martedì è stata anomala: ha fornito dati completi per novembre ma solo parziali per ottobre, il primo mese in quasi otto decenni per cui non è stato possibile calcolare il tasso di disoccupazione.
Le perdite di ottobre sono state causate principalmente dai tagli alla forza lavoro federale. In quel mese 162.000 dipendenti pubblici hanno lasciato il lavoro, molti attraverso dimissioni differite diventate effettive il 30 settembre, alla fine dell'anno fiscale. Questi tagli fanno parte della campagna condotta da Elon Musk attraverso il Department of Government Efficiency, che ha ridotto il personale federale di 271.000 unità da gennaio. La segretaria al Lavoro Lori Chavez-DeRemer ha definito questa riduzione un successo, sostenendo che l'amministrazione ha "completamente invertito la frenesia di assunzioni dell'amministrazione precedente".
Il settore manifatturiero continua a soffrire. A novembre ha perso altri 5.000 posti di lavoro, il terzo mese consecutivo di calo. Questo dato contraddice gli obiettivi dichiarati dall'amministrazione Trump, che ha usato la rilocalizzazione della produzione industriale come giustificazione principale per imporre dazi aggressivi su decine di paesi. L'Alliance for American Manufacturing ha dichiarato che "la nazione deve reindustrializzarsi urgentemente per proteggere le catene di approvvigionamento, ricostruire la classe media e salvaguardare la sicurezza nazionale".
I salari stanno crescendo al ritmo più lento degli ultimi quattro anni. La retribuzione oraria media è aumentata del 3,5% su base annua a novembre, appena sopra l'inflazione del 3% registrata a settembre. Si tratta della crescita salariale più debole da maggio 2021, quando l'economia era ancora in fase di ripresa post-pandemia. Per i lavoratori non dirigenti il dato è leggermente migliore, con un aumento del 3,8% annuo e del 4,1% a novembre.
I giovani sono tra i più colpiti. Il tasso di disoccupazione per la fascia 16-24 anni è salito al 10,6%, il livello più alto dal 2021. Per i ragazzi tra 16 e 19 anni la situazione è ancora peggiore: il tasso è balzato dal 13,2% di settembre al 16,3% di novembre, il dato più alto da agosto 2020. Gli analisti attribuiscono queste difficoltà alla crescente adozione dell'intelligenza artificiale, che riduce la necessità di assumere personale entry-level. Diverse aziende intervisuate dalla Federal Reserve hanno dichiarato di poter evitare nuove assunzioni o intere classi di neolaureati grazie all'automazione.
La questione del costo della vita è diventata l'asse principale dell'attacco democratico contro Trump. Il presidente aveva promesso in campagna elettorale di far scendere i prezzi, ma questo non è avvenuto. Solo la benzina è calata, passando da 3,10 dollari al gallone di gennaio a 2,90 dollari attuali. I democratici hanno fatto del tema dell'"affordability" il loro cavallo di battaglia, proprio come Trump aveva fatto nel 2024 contro Joe Biden sull'inflazione. Il socialista Zohran Mamdani ha vinto la corsa per sindaco di New York a novembre proprio su questa piattaforma.
Un post del finanziere Michael Green è diventato virale a fine novembre spiegando perché gli americani si sentono poveri nonostante i dati economici positivi. Green ha calcolato che una famiglia di quattro persone ha bisogno di 140.000 dollari annui per vivere, non dei 31.200 dollari della soglia di povertà ufficiale, rimasta invariata dal 1963. Il suo ragionamento è semplice: da allora il costo di alloggio, sanità, istruzione universitaria e servizi essenziali è esploso. Un abbonamento mobile e internet per una famiglia costa 200 dollari al mese, non 60. Solo un terzo delle famiglie americane guadagna abbastanza per superare questa "linea di sopravvivenza". Green ha definito chi guadagna 100.000 dollari "i nuovi poveri".
Il vicepresidente J.D. Vance ha tentato di difendere l'amministrazione durante un evento in Pennsylvania. "Ci battiamo per voi ogni giorno e non voglio che pensiate nemmeno per un istante che, siccome Joe Biden ci ha lasciato la peggiore economia del mondo, lo dimentichiamo", ha dichiarato. "Nessuno è più impaziente di risolvere la crisi del costo della vita di Donald Trump". Kevin Hassett, direttore del National Economic Council e consigliere economico principale del presidente, ha descritto un'economia fiorente: "Il numero di posti di lavoro è rimasto forte anche se siamo molto rigidi fiscalmente riducendo il deficit. È un segno del successo dell'intero portafoglio di politiche".
La Federal Reserve si trova in una posizione difficile. La scorsa settimana ha tagliato i tassi di interesse di un quarto di punto percentuale per la terza volta quest'anno, ma tre funzionari si sono opposti, il numero più alto di dissensi in sei anni. Alcuni membri della Fed sono restii a ulteriori tagli mentre l'inflazione rimane sopra l'obiettivo del 2%. Il presidente della Fed Jerome Powell ha affermato che la soluzione alla crisi dell'accessibilità è pagare di più i lavoratori: "Avremo bisogno di alcuni anni in cui la compensazione reale è più alta perché le persone inizino a sentirsi bene sulla questione dell'accessibilità". Ma i dati di martedì mostrano che i salari stanno rallentando, non accelerando.
L'immigrazione ha avuto un impatto significativo sul mercato del lavoro. Secondo un sondaggio Pew, tra gennaio e giugno il numero di lavoratori immigrati è calato di oltre 750.000 unità, passando dal 20% al 19% della forza lavoro. La popolazione nata all'estero che vive negli Stati Uniti è scesa da 53,3 a 51,9 milioni in sei mesi. Trump aveva promesso di frenare l'immigrazione illegale e molti stranieri, anche in situazione regolare, sono tornati nei loro paesi d'origine. Questo ha contribuito a ridurre l'offerta di manodopera, ma non ha migliorato la situazione occupazionale complessiva.
I mercati azionari hanno reagito con cautela ai dati di martedì. Il Dow Jones è sceso dello 0,87%, l'S&P 500 dello 0,75% e il Nasdaq dello 0,5%. Gli investitori sono preoccupati non solo per il mercato del lavoro, ma anche per le valutazioni eccessive del settore tecnologico e i piani di spesa massicci delle aziende tech. I prezzi del petrolio sono crollati ai minimi da quattro anni e mezzo, con il greggio americano sceso a 55,40 dollari al barile, il livello più basso dal febbraio 2021.
Le vendite al dettaglio hanno registrato una stagnazione a ottobre, secondo i dati del Census Bureau pubblicati sempre martedì. Dopo un aumento dello 0,1% a settembre, le vendite sono rimaste piatte, la lettura più debole da maggio. Il dato contrasta con il periodo natalizio e suggerisce che i consumatori stanno tirando i remi in barca. La fiducia dei consumatori è scesa ai minimi degli ultimi tre anni a novembre, proprio durante lo shutdown. Le vendite al dettaglio rappresentano il 70% dell'output economico americano, quindi un rallentamento in questo settore è particolarmente preoccupante.