Direttore FBI sotto accusa per non aver ancora preso l'assassino di Kirk
Il killer dell’influencer trumpista è ancora in fuga, mentre Kash Patel, capo del FBI, è criticato per la gestione dell’indagine e le sue scelte politiche che avrebbero indebolito l’agenzia.

A due giorni dall'assassinio di Charlie Kirk, noto influencer conservatore e fondatore di Turning Point USA, avvenuto mercoledì alla Utah Valley University, l'attentatore rimane in fuga, nonostante il ritrovamento dell’arma del crimine e la diffusione di immagini del sospettato. Il direttore del Federal Bureau of Investigation (FBI), Kash Patel, è finito sotto i riflettori, accusato di aver compromesso l’efficacia dell’agenzia con le sue recenti epurazioni ideologiche.
L’attentato è avvenuto in un cortile all’aperto dell’università, durante un evento che ha attirato circa 3.000 persone. Kirk, 31 anni, stava tenendo un discorso quando un colpo di fucile, sparato da circa 140 metri di distanza, lo ha colpito al collo, uccidendolo. La polizia ha recuperato un fucile a otturatore 30-06 Mauser in una zona boscosa vicino al campus, insieme a delle impronte di scarpe Converse e di mani lasciate dal sospettato. Video e foto di sorveglianza mostrano un uomo, descritto come un giovane in età universitaria, che indossava una maglietta nera con una bandiera americana, un cappellino da baseball, jeans e occhiali da sole. L’individuo è stato visto correre su un tetto e poi fuggire dopo il crimine, ma il suo nome e la sua posizione rimangono sconosciuti.
Il governatore dello Utah, Spencer Cox, ha dichiarato che l’FBI ha ricevuto oltre 7.000 segnalazioni, un numero record paragonabile a quello dell’attentato alla maratona di Boston del 2013. Durante una conferenza stampa tenuta giovedì sera, Cox ha chiesto l’aiuto del pubblico per identificare il colpevole, definito “un essere umano malvagio”. Ha anche annunciato che sarà richiesta la pena di morte per l’assassino. Tuttavia, l’indagine sembra procedere a rilento, e le autorità hanno ammesso di dipendere fortemente dalla collaborazione dei cittadini.
Kash Patel, 45 anni, direttore dell’FBI e fedelissimo del presidente Donald Trump, è al centro di dure critiche. Nominato a febbraio 2025, Patel è noto per le sue posizioni complottiste e per aver promesso di smantellare il cosiddetto “Stato profondo”. Tuttavia, le sue scelte hanno sollevato preoccupazioni. Secondo fonti anonime citate da Reuters e dal New York Times, Patel ha indebolito l’FBI con una serie di licenziamenti e dimissioni forzate di funzionari esperti, considerati non abbastanza fedeli all’amministrazione Trump. Tra questi, Mehtab Syed, responsabile dell’ufficio dell’FBI di Salt Lake City, costretta a dimettersi ad agosto dopo soli sei mesi in carica. La sua rimozione, secondo la rete MSNBC, potrebbe essere legata alle sue origini pakistane.
Tre ex alti funzionari dell’FBI – Brian Driscoll, Steven Jensen e Spencer Evans – hanno intentato una causa contro Patel e il procuratore generale Pam Bondi, accusandoli di licenziamenti illegali motivati da ragioni politiche. Secondo i querelanti, Patel avrebbe dichiarato che i licenziamenti erano “probabilmente illegali” ma giustificati dalla necessità di punire chi aveva partecipato alle indagini giudiziarie contro Trump.
Un episodio emblematico delle difficoltà di Patel è stato il suo annuncio precipitoso su X, mercoledì sera, in cui dichiarava che il sospettato era in custodia, per poi essere costretto a ritrattare quando si è scoperto che la persona fermata non era coinvolta nell'assassinio. Questo errore ha alimentato le critiche sulla sua mancanza di esperienza e sulla sua abitudine a comunicare in modo impulsivo sui social media, un comportamento insolito per un direttore dell’FBI. Secondo il New York Times, Patel ha convocato una riunione online con 200 agenti giovedì mattina, esprimendo frustrazione per la lentezza nel ricevere informazioni cruciali, come le foto del sospettato, e usando toni accesi, definiti da alcuni “poco professionali”.
L’indagine è complicata anche dalla diffusione di informazioni non verificate. Un bollettino dell’Agenzia per l’Alcol, il Tabacco, le Armi da Fuoco e gli Esplosivi (ATF), circolato online, ha riportato che le cartucce ritrovate accanto al fucile recavano incisioni legate a “ideologie transgender e antifasciste”. Tuttavia, le autorità hanno chiarito che queste informazioni non sono ancora state confermate.
L’assassinio di Kirk ha intensificato le tensioni politiche negli Stati Uniti. Il presidente Trump ha definito l’omicidio “un momento oscuro per l’America” e ha attribuito la responsabilità alla retorica della “sinistra radicale”. Ha annunciato che conferirà a Kirk la Medal of Freedom postuma e ha ordinato di abbassare le bandiere a mezz’asta. Il vice presidente JD Vance, amico personale di Kirk, ha annullato la sua partecipazione a una cerimonia per l’11 settembre a New York per recarsi in Utah e accompagnare la salma di Kirk in Arizona a bordo dell’Air Force Two. Nel frattempo, alcuni esponenti politici, come la deputata Nancy Mace, hanno deciso di sospendere gli eventi pubblici per motivi di sicurezza, mentre il senatore democratico Ruben Gallego ha posticipato un incontro in Nevada.