Espulsioni di massa con voli militari, Trump alza la posta nella stretta sull’immigrazione

La nuova Amministrazione guidata da Donald Trump ha dato inizio a una nuova serie di espulsioni di immigrati entrati illegalmente negli Stati Uniti, impiegando anche alcuni aerei militari per accelerare il processo.
La conferma è arrivata dalla portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, che ha diffuso alcune fotografie – postate su X (ex Twitter) – in cui si vedono individui ammanettati salire a bordo di un velivolo dell’Aeronautica statunitense.
Deportation flights have begun.
— Karoline Leavitt (@PressSec) January 24, 2025
President Trump is sending a strong and clear message to the entire world: if you illegally enter the United States of America, you will face severe consequences. pic.twitter.com/CTlG8MRcY1
Il post su X della portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt
Leavitt, presentando la scelta come una prova della fermezza del presidente, ha dichiarato che queste operazioni dovrebbero rappresentare un messaggio inequivocabile al resto del mondo: chiunque entri negli Stati Uniti senza permesso, sarà colpito da “conseguenze severe”.
Ciò che potrebbe sembrare un drastico cambiamento rispetto al passato ha suscitato la reazione di diversi osservatori attenti, che hanno invece sottolineato come i voli di espulsione fossero già operativi nelle precedenti Amministrazioni, sebbene non siano mai stati così pubblicizzati.
Il nuovo impulso ai rimpatri è frutto comunque di un ordine esecutivo firmato da Trump nella sua prima settimana di lavoro, insieme a una serie di altre misure mirate a ridurre il flusso migratorio e a rafforzare la presenza militare al confine meridionale.
Il presidente, infatti, ha inviato 1.500 soldati in supporto agli agenti di frontiera e autorizzato un inasprimento delle procedure di controllo e arresto, incluse operazioni in luoghi finora considerati “sensibili”, come scuole o chiese.
La polemica sui numeri reali delle espulsioni
In questo contesto, diversi esperti del settore fanno notare che anche l’Amministrazione Biden aveva disposto numerose espulsioni, ottenendo alla fine persino numeri superiori rispetto a quanto registrato in termini di espulsioni di migranti irregolari negli ultimi anni del primo mandato di Trump alla Casa Bianca.
Aaron Reichlin-Melnick, senior fellow dell’American Immigration Council, ha accusato, ad esempio, la nuova Amministrazione di diffondere informazioni fuorvianti, presentando come straordinari risultati che, invece, sostanzialmente si inseriscono in una prassi già consolidata.
Da parte sua, intanto, l’ICE (Immigration and Customs Enforcement) ha comunicato un incremento degli arresti legato alle operazioni avviate in queste prime giornate dela nuova Amministrazione Trump.
Gli agenti hanno arrestato centinaia di persone e presentato numerosi detainers (provvedimenti che richiedono alle autorità locali di trattenere soggetti in vista di un possibile trasferimento alle strutture federali).
Ma i critici, tra cui il già citato Reichlin-Melnick, definiscono queste cifre come un semplice “riassetto” delle attività di controllo già in corso, insomma un rilancio a scopo propagandistico che il governo Trump avrebbe etichettato come “espulsioni di massa”.
Gli episodi contestati a Newark e la tensione con il Messico
La nuova strategia aggressiva delle autorità federali ha comunque già suscitato reazioni in diversi Stati a guida democratica.
A Newark, nel New Jersey, la deputata democratica statale Bonnie Watson Coleman ha accusato gli agenti federali di aver condotto un’operazione “incostituzionale”, dopo che, secondo alcune testimonianze, sarebbero stati fermati immigrati e persino cittadini statunitensi senza un mandato formale.
Un ulteriore focolaio di tensione è rappresentato dal Messico, che nelle ultime ore ha negato a un aereo militare statunitense il permesso di atterrare, compromettendo l'espulsione di un gruppo di migranti.
Fonti del Pentagono hanno confermato che due C-17 dell’Air Force, diretti in Guatemala, hanno regolarmente portato a termine il loro viaggio, mentre il volo previsto per il Messico è stato bloccato.
I motivi esatti non sono del tutto chiari, ma i dissapori crescenti tra l’Amministrazione Trump ed il governo messicano di Claudia Sheinbaum sono di pubblico dominio, specialmente dopo le minacce americane di imporre dazi del 25% se non verranno messe in atto misure più stringenti contro il flusso migratorio.
La Casa Bianca, in un successivo comunicato, ha minimizzato l’episodio parlando di semplici questioni amministrative già risolte.
Poco dopo, la stessa Leavitt ha annunciato via social che il Messico aveva accettato “un numero record” di quattro voli di rimpatri in un solo giorno, senza però chiarire se si trattasse di velivoli militari, commerciali o privati.
Dal canto suo, comunque, il governo messicano, guidato dalla presidente Claudia Sheinbaum, ha ribadito il proprio dissenso di fronte alle “misure unilaterali” statunitensi, come il ripristino della politica “Remain in Mexico”, che impone ai migranti di attendere nel territorio messicano l’esito delle richieste di asilo.
Invece, il governo del Guatemala ha confermato l’arrivo di tre voli di migranti espulsi provenienti dagli Stati Uniti, due dei quali con aerei militari. Complessivamente, oltre 200 cittadini guatemaltechi sono stati rimpatriati solo nella giornata di ieri.