Crollano le borse per colpa dei dazi di Trump: bruciati 6.000 miliardi di dollari
Le borse perdono oltre 6.000 miliardi di dollari in due giorni mentre la Cina introduce dazi del 34% su tutti i beni statunitensi. La Federal Reserve teme un'inflazione più alta e una crescita rallentata.

Si è chiusa una settimana estremamente turbolenta per i mercati globali, scossi dall’improvvisa escalation della guerra commerciale tra gli Stati Uniti e il resto del mondo.
A seguito dell’annuncio da parte del presidente Donald Trump di dazi su quasi tutte le importazioni da quasi tutti i paesi del mondo, tra cui la Cina, Pechino ha risposto con un dazio del 34% su tutti i beni statunitensi, in vigore da giovedì prossimo.
La reazione delle borse è stata immediata e dirompente.
Il Dow Jones Industrial Average ha perso circa 2.230 punti, chiudendo con un calo del 5,50%, mentre il Nasdaq ha registrato una flessione del 5,82%, entrando ufficialmente in una fase di mercato ribassista, avendo perso oltre il 20% rispetto ai massimi recenti.
L’indice S&P 500 è sceso del 5,98% e il Russell 2000 del 3,9%.
Per la prima volta nella storia, il Dow Jones ha perso più di 1.500 punti per due sedute consecutive.
Complessivamente, il mercato azionario statunitense ha bruciato circa 6.000 miliardi di dollari in due giorni, mentre dalla rielezione di Trump si stima una perdita di oltre 10.000 miliardi di dollari.
Numerosi titoli industriali e tecnologici hanno subito forti ribassi.
General Electric ha perso il 10,8%, Intel il 10,6%, Tesla il 9,1%, Boeing l’8,5%, mentre Chevron e Morgan Stanley hanno ceduto rispettivamente il 7,4% e il 7,3%.
Anche JPMorgan e Dell sono scesi del 7%.
Tra i titoli finanziari e tecnologici, Goldman Sachs ha perso il 6,6%, Mastercard il 6,3%, Visa e Apple il 6,2%, NVIDIA ed Exxon il 6,1%, e IBM il 5,5%.
Il valore di mercato di Apple è passato da 3.850 miliardi di dollari a dicembre 2024 a 2.870 miliardi, con una perdita secca di quasi 1.000 miliardi.

Il segretario di Stato Marco Rubio ha cercato di rassicurare l’opinione pubblica, sostenendo che "i mercati stanno crollando, ma non le economie", e che le imprese globali si adatteranno alle nuove regole.
Tuttavia, la Federal Reserve ha espresso maggiore preoccupazione: il presidente Jerome Powell ha evidenziato che l’impatto dei dazi potrebbe essere superiore alle attese, sia in termini di inflazione sia di rallentamento della crescita.
I nuovi dazi introdotti dall’Amministrazione Trump prevedono un’aliquota del 10% su tutte le importazioni a partire dalla mezzanotte di sabato, cui seguiranno dazi più elevati—come il 34% verso la Cina e il 46% verso il Vietnam—da martedì 9 aprile.
Contestualmente, Pechino ha annunciato che sospenderà l’importazione di carne da cinque dei principali esportatori agricoli statunitensi e ha escluso 11 aziende americane dal mercato cinese.
Gli effetti sulle aziende sono stati immediati.
Nintendo, ad esempio, ha rinviato a data da destinarsi l’apertura dei preordini della nuova console Switch 2 negli Stati Uniti, citando l’incertezza legata ai dazi.
Anche titoli tecnologici come Nvidia, Meta e Broadcom hanno registrato crolli significativi.
Il settore dei semiconduttori ha perso oltre il 17% in un giorno e mezzo, mentre quello bancario è scivolato del 5,90% secondo l’indice KBW Nasdaq Bank.
I timori di recessione sono cresciuti anche tra gli analisti: JPMorgan ha alzato la probabilità di una recessione globale al 60%.
A livello internazionale, i mercati europei hanno perso oltre il 4% e i titoli italiani sono stati tra i più colpiti.
Il rendimento dei titoli di Stato italiani è rimasto stabile, ma lo spread rispetto ai bund tedeschi è salito ai massimi da gennaio.

Nel frattempo, il presidente Trump ha difeso la sua politica commerciale su Truth Social, definendo l’attuale fase "un ottimo momento per arricchirsi" e sostenendo che la Cina "ha sbagliato tutto, è andata nel panico".
Ha anche esortato la Federal Reserve a tagliare i tassi d’interesse, accusando il presidente Powell di essere "sempre in ritardo" e di "giocare alla politica".
Il dollaro ha perso terreno nei giorni precedenti, per poi registrare un lieve rimbalzo, mentre il rendimento dei titoli di Stato a 10 anni è sceso sotto il 4%, segno di una corsa verso i beni rifugio.
Anche l’oro ha perso il 2,55%, mentre il prezzo del petrolio è sceso del 6,57%, toccando i minimi dal 2021.
La risposta della Cina ha colpito settori chiave dell’export USA: elettronica, veicoli, prodotti agricoli e combustibili fossili.
I futures su soia, cotone, bovini e maiali sono crollati, mentre le azioni delle aziende agricole come Archer Daniels Midland e Mosaic sono scese fino al 10%.
L’Organizzazione Mondiale del Commercio ha avvertito che le nuove misure potrebbero causare una contrazione dell’1% nel commercio globale di merci per il 2025.
L'Unione Europea, colpita da dazi del 20%, ha contestato la validità delle accuse americane, dichiarando che non indebolirà le proprie normative per facilitare l'accesso al mercato statunitense.
Altri effetti collaterali si stanno già manifestando: il rallentamento del commercio sta penalizzando le aziende logistiche e i grandi proprietari di magazzini come Prologis, mentre le compagnie aeree e alberghiere stanno vendendo forti cali delle prenotazioni.
Il settore aereo e aziende come Delta e Marriott hanno subito forti ribassi in borsa.
La guerra dei dazi sta mettendo a dura prova l’equilibrio dei mercati e non è ancora chiaro quale sarà il futuro delle relazioni economiche globali.