Crisi di Gaza: Israele sospende gli aiuti umanitari dopo la fine della prima fase della tregua

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu blocca l'ingresso di cibo e carburante nella Striscia "in pieno coordinamento" con il presidente Trump.

Crisi di Gaza: Israele sospende gli aiuti umanitari dopo la fine della prima fase della tregua
Foto di Mohammed Ibrahim / Unsplash

Israele ha annunciato ieri la sospensione di tutti gli aiuti umanitari e delle forniture di carburante diretti a Gaza, insieme alla chiusura dei valichi di frontiera tra il territorio israeliano e l'enclave palestinese.

La decisione arriva all'indomani della conclusione della prima parte dell'accordo di cessate il fuoco con Hamas.

La sospensione degli aiuti solleva gravi preoccupazioni sulla situazione già critica della popolazione civile nell'enclave palestinese.

Tuttavia, un funzionario israeliano ha dichiarato che le scorte alimentari entrate a Gaza negli ultimi 42 giorni saranno sufficienti per quattro-sei mesi, mentre il carburante dovrebbe durare diverse settimane.

La posizione israeliana

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha motivato la sua decisione affermando che Hamas ha respinto una proposta statunitense per estendere la prima fase del cessate il fuoco in cambio del rilascio di più ostaggi, sottolineando che il provvedimento è stato adottato "in pieno coordinamento con il presidente Trump".

"Israele non consentirà la continuazione del cessate il fuoco senza il rilascio dei nostri ostaggi. Se Hamas persiste nel suo rifiuto, ci saranno ulteriori conseguenze".

La proposta americana e il fallimento dei negoziati

Secondo l'accordo originale, la tregua sarebbe dovuta proseguire oltre il 42° giorno se le parti fossero ancora impegnate nella negoziazione della seconda fase. Tuttavia, mentre Hamas si era dichiarato disponibile a negoziare, Israele non ha mai avviato seriamente i colloqui.

Sabato l'ufficio di Netanyahu ha comunicato che Israele aveva accettato una nuova proposta statunitense per estendere la prima fase del cessate il fuoco in cambio del rilascio di circa la metà degli ostaggi rimanenti, ma Hamas ha subito rigettato l'offerta.

La proposta, presentata dall'inviato della Casa Bianca Steve Witkoff, prevedeva l'estensione della prima fase del cessate il fuoco per ulteriori 50 giorni.

Il primo giorno di questa nuova fase avrebbe dovuto vedere il rilascio della metà degli ostaggi vivi e morti, mentre durante tutto il restante periodo di estensione si sarebbero tenuti ulteriori negoziati per raggiungere un cessate il fuoco permanente.

Il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale americano, Brian Hughes, ha commentato:

"Israele ha negoziato in buona fede. Sosterremo la loro decisione sui prossimi passi, dato che Hamas ha indicato di non essere più interessato a un cessate il fuoco negoziato".

La reazione di Hamas e gli sforzi egiziani

Hamas ha replicato che l'approvazione della proposta americana da parte di Netanyahu rappresenta "un tentativo di evitare l'attuazione dell'accordo" originariamente raggiunto e ha definito la decisione israeliana di sospendere gli aiuti come "un ricatto e un crimine di guerra".

"L'unico modo per liberare gli ostaggi è attuare l'accordo raggiunto e avviare i negoziati sulla seconda fase dell'intesa".

Hamas ha ancora nelle sue mani 59 ostaggi. Netanyahu ha dichiarato ieri che Israele ritiene che una ventina siano ancora in vita, tra cui un cittadino americano.

In questo contesto, il Ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty ha dichiarato che il suo Paese sta compiendo nuovi sforzi per cercare di risolvere la crisi, criticando la decisione israeliana e affermando che "utilizzare gli aiuti come arma di punizione collettiva e di fame a Gaza non può essere accettato".

Nel frattempo, l'IDF ha condotto diversi attacchi con droni a Gaza ieri. Secondo il Ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas, almeno quattro palestinesi sono stati uccisi nei nuovi attacchi.

Focus America non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.