Cresce tra i Repubblicani il timore di una disfatta alle elezioni di metà mandato

Dopo la sconfitta in Wisconsin e le deludenti performance in Florida, molti Repubblicani temono che le politiche economiche aggressive del secondo mandato Trump possano compromettere le elezioni di midterm del 2026

Cresce tra i Repubblicani il timore di una disfatta alle elezioni di metà mandato

Dopo i risultati elettorali deludenti registrati martedì sera, nel Partito Repubblicano si è aperta una riflessione strategica sul futuro del partito e sulle politiche adottate dall’amministrazione Trump. La netta sconfitta nella corsa alla Corte Suprema del Wisconsin e il ridotto distacco alle due elezioni speciali in Florida, considerate roccaforti repubblicane, hanno sollevato timori interni sul possibile impatto negativo delle recenti scelte economiche del presidente.

Alcuni esponenti del GOP ritengono sia necessario abbandonare l’approccio politico provocatorio per tornare a concentrarsi su temi economici fondamentali, percepiti dagli elettori come prioritari. Tuttavia, nel partito regna il disaccordo sull’efficacia dei dazi annunciati da Trump: se da un lato vi è chi li considera strumenti utili per rilanciare la produzione interna, dall’altro cresce la preoccupazione per i possibili effetti collaterali sull’economia, tra cui l’aumento dei prezzi e il rischio di una recessione.

Il senatore repubblicano Thom Tillis, in corsa per la rielezione nel 2026, ha lanciato un appello alla moderazione, ricordando l’onda elettorale che colpì i Democratici nel 2010 dopo una forte opposizione alle politiche di Barack Obama. “Dobbiamo essere intelligenti e misurati”, ha dichiarato, avvertendo che un’eccessiva radicalizzazione potrebbe portare a un “forte contraccolpo elettorale”.

A rafforzare questi timori si è aggiunta l’analisi di Brian Reisinger, ex stratega del GOP e specialista in politiche rurali, secondo cui i candidati repubblicani dovranno parlare chiaramente ai cittadini delle loro proposte economiche. “Se i dazi sfuggono al controllo e non producono risultati, le comunità rurali saranno le prime a pagarne il prezzo”, ha detto Reisinger, sottolineando la necessità di un messaggio coerente e pragmatico.

Nonostante ciò, all’interno della Casa Bianca si cerca di sminuire il significato dei risultati elettorali. Secondo fonti vicine al presidente, le sconfitte in Wisconsin e in Florida non rappresentano segnali preoccupanti: si tratterebbe di competizioni poco indicative, con candidati deboli o contese mai davvero in bilico. Il portavoce della Casa Bianca Harrison Fields ha ribadito la fiducia nella strategia presidenziale, ricordando come Trump sia riuscito a infrangere il cosiddetto “muro blu” democratico.

Anche alleati esterni del presidente, come Matt Schlapp dell’American Conservative Union, hanno minimizzato le recenti difficoltà. “Una vittoria è sempre una vittoria, soprattutto in un’elezione speciale dove sono stati spesi milioni di dollari in campagna”, ha detto, suggerendo che l’allarme all’interno del partito sia esagerato.

Tuttavia, la linea della Casa Bianca non si è ammorbidita. Mercoledì pomeriggio Trump ha rilanciato una nuova ondata di dazi destinati a colpire i principali partner commerciali degli Stati Uniti. Una mossa che, se da un lato soddisfa la base elettorale più protezionista, dall’altro fa temere conseguenze economiche che potrebbero erodere il consenso a livello nazionale. Il sondaggista repubblicano Robert Blizzard ha evidenziato come la principale fonte di insoddisfazione tra gli elettori sia ancora il costo della vita. “La gente non vede un impatto positivo concreto dai dazi”, ha spiegato, rilevando che solo quattro americani su dieci approvano la gestione dell’economia da parte del presidente.

Il fronte democratico osserva con attenzione la situazione e punta a capitalizzare sul crescente malcontento. I buoni risultati ottenuti in Florida e la vittoria in Wisconsin — dove la campagna si è concentrata sull’influenza di Elon Musk, potente alleato di Trump — alimentano l’ottimismo del partito in vista delle elezioni di metà mandato. La rappresentante Lori Trahan ha dichiarato che Musk sarà un bersaglio politico centrale: “Finché continuerà a tagliare con la motosega i programmi sociali, sarà al centro della nostra campagna”.

Il leader della minoranza democratica alla Camera, Hakeem Jeffries, ha rincarato la dose, affermando che i Repubblicani non potranno più prendere le distanze da Musk: “Siete legati fianco a fianco, e ne subirete le conseguenze”. Una strategia che, se efficace, potrebbe portare a un ribaltamento degli equilibri alla Camera, dove ai Democratici basterebbe conquistare pochi seggi per ottenere la maggioranza.

Nel campo repubblicano, però, non tutti condividono l’analisi sull’impatto di Musk. Alcuni deputati minimizzano il peso del miliardario tecnologico, mentre lo stesso Trump avrebbe confidato ai suoi collaboratori che Musk si defilerà presto dalla scena politica. In questo clima di incertezza, alcuni esponenti scelgono di distogliere l’attenzione: il senatore Mike Rounds ha dichiarato di aver preferito guardare gli Yankees anziché seguire i risultati elettorali, a conferma di un disagio diffuso che il GOP dovrà affrontare nei mesi a venire.

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