Cresce la preoccupazione degli americani per l’economia: inflazione e dazi al centro dello stress finanziario
Secondo un sondaggio CNBC/Survey Monkey, il 73% degli americani si sente sotto pressione finanziaria. Inflazione, tassi d’interesse e guerre tariffarie sono le cause principali di stress, con effetti anche sulle abitudini di consumo e sugli investimenti.

La persistente inflazione, l’instabilità dei mercati e le conseguenze delle guerre tariffarie stanno generando un diffuso senso di disagio tra i cittadini statunitensi. A rivelarlo è un nuovo sondaggio realizzato da CNBC in collaborazione con Survey Monkey, secondo cui il 73% degli intervistati ha dichiarato di sentirsi “finanziariamente stressato”.
L’indagine, condotta tra il 3 e il 7 aprile su un campione di 4.200 adulti statunitensi, offre uno spaccato delle preoccupazioni economiche della popolazione. In particolare, il 38% degli intervistati si è detto “molto stressato”, un dato che include anche il 29% di chi percepisce redditi elevati, superiori ai 100.000 dollari annui. Si tratta di una tendenza confermata anche dai precedenti sondaggi CNBC degli anni 2023, 2024 e 2025, che mostrano una media stabile di oltre il 70% di cittadini preoccupati per le proprie finanze personali.
L’inflazione si conferma come il principale fattore di disagio: l’86% degli intervistati la cita come prima causa di stress. Seguono i tassi di interesse (75%) e i dazi (66%), con un numero crescente di cittadini che individua nella politica tariffaria del presidente Donald Trump una minaccia concreta alla propria stabilità economica.
Nonostante il tasso d’inflazione sia sceso al 2,4% nel marzo 2025, dopo aver raggiunto un picco dell’8% nel 2022 — il più alto degli ultimi 40 anni — gli effetti sul potere d’acquisto continuano a farsi sentire. Secondo il Bureau of Labor Statistics, oggi servono circa 114 dollari per acquistare beni e servizi che nel gennaio 2022 costavano 100 dollari.
Accanto all’inflazione, le guerre tariffarie sembrano avere un impatto crescente. “Sappiamo che i dazi sono inflazionistici”, ha dichiarato l’economista David McWilliams, sottolineando come questi influiscano negativamente sulle aspettative dei consumatori. Una maggioranza del 59% degli intervistati si oppone apertamente alla politica tariffaria dell’ex presidente Trump, mentre il 72% teme che essa possa avere effetti negativi sulla propria situazione finanziaria.
Le conseguenze pratiche sono già visibili. Il 32% ha dichiarato di aver rimandato o evitato acquisti al dettaglio, mentre il 15% ha ammesso di aver fatto scorte in previsione di ulteriori aumenti dei prezzi. Inoltre, il 34% ha modificato la propria strategia d’investimento a causa della recente volatilità dei mercati, innescata proprio dalle tensioni commerciali.
Gli esperti invitano alla prudenza. “Questo è il momento di valutare le esigenze, le preoccupazioni e gli obiettivi finanziari a breve, medio e lungo termine”, ha dichiarato Michael Liersch di Wells Fargo. Il consiglio è quello di mantenere una prospettiva di lungo periodo, rafforzare i fondi di emergenza, diversificare gli investimenti e considerare strumenti come il "tax-loss harvesting" per mitigare le perdite.
George James, terapeuta e membro del CNBC Global Financial Wellness Advisory Board, ha sottolineato come l’incertezza sia una delle principali fonti di ansia: “Quando non conosciamo le cose e non possiamo controllarle, è allora che la nostra preoccupazione aumenta, ed è contagiosa”.
Nel contesto attuale, la combinazione tra inflazione ancora percepita, aumento del costo della vita, politiche tariffarie aggressive e tassi di interesse elevati sta contribuendo a un clima di insicurezza economica diffusa. Anche chi dispone di un reddito consistente non è immune da queste dinamiche, e la tensione si riflette tanto nei comportamenti quotidiani quanto nelle scelte finanziarie di lungo termine.