Cory Booker parla per 25 ore al Senato contro Trump e stabilisce un nuovo record
Il senatore democratico ha superato il primato storico detenuto da Strom Thurmond nel 1957: un intervento durato oltre 25 ore per denunciare i pericoli dell’amministrazione Trump.

Il senatore statunitense Cory Booker ha tenuto un discorso al Senato durato 25 ore e 5 minuti, facendo un record nella storia della camera alta del Congresso degli Stati Uniti. L’intervento, cominciato alle 19 di lunedì 31 marzo e conclusosi poco dopo le 20 del giorno successivo, non è stato tecnicamente un ostruzionismo parlamentare, ma una protesta politica contro l’attuale amministrazione presidenziale guidata da Donald Trump.
Booker, esponente democratico del New Jersey, ha dichiarato di voler “interrompere il normale svolgimento delle attività del Senato per tutto il tempo in cui fosse fisicamente in grado di farlo”. L’obiettivo: lanciare un allarme sulla situazione della democrazia americana, che ha definito “grave e urgente”.
Nel corso del lungo intervento, il senatore ha citato i timori raccolti tra cittadini di entrambi gli schieramenti politici, preoccupati per le conseguenze delle politiche promosse dall’esecutivo. “Istituzioni uniche nel nostro paese stanno venendo colpite, attaccate e perfino distrutte in modo sconsiderato e, direi, incostituzionale”, ha affermato.
Booker ha criticato duramente l’impatto delle azioni del presidente sugli americani, parlando di danni alla sicurezza, alla stabilità economica e ai principi fondanti della nazione. “In appena 71 giorni, il presidente ha inflitto enormi danni al nostro popolo, alle nostre istituzioni e ai nostri valori fondamentali”, ha detto, sottolineando la pericolosità di trattare questi tempi come se fossero normali.
Nel mirino del senatore anche i membri del Congresso che, a suo avviso, non hanno saputo opporsi efficacemente alle nomine e alle scelte politiche dell’amministrazione. Ha fatto riferimento, tra le altre cose, al ridimensionamento del Dipartimento dell’Istruzione, all’indebolimento dell’ente per la tutela dei consumatori e alla gestione della Veterans' Association. Booker ha denunciato anche l’uso di strumenti amministrativi per aggirare il potere giudiziario e l’espulsione di individui critici nei confronti del governo.
Durante l’intervento, ha citato numerosi politici americani del passato, tra cui John McCain e John Lewis, e si è richiamato ai Padri Fondatori e a figure chiave del movimento per i diritti civili. Il senatore Chris Murphy del Connecticut, intervenuto per porre una domanda, ha ricordato il precedente storico del 1957, quando Strom Thurmond – allora democratico del Sud – aveva parlato per oltre 24 ore contro la legge sui diritti civili. “Quello che hai fatto oggi è l’opposto di quanto accadde allora”, ha osservato Murphy, sottolineando che Booker stava cercando di frenare una ritirata, non un progresso.
Sebbene non si sia trattato di un vero e proprio filibuster, la maratona oratoria ha attirato l’attenzione nazionale, anche in un momento in cui il Partito Democratico sta cercando di riposizionarsi dopo le sconfitte elettorali dell’anno precedente. Con le elezioni di metà mandato del 2026 e la corsa presidenziale del 2028 all’orizzonte, il partito sembra intenzionato a rafforzare la propria presenza anche tramite iniziative simboliche come quella di Booker.
L’intervento è stato seguito e sostenuto da altri senatori democratici, tra cui Chuck Schumer, capogruppo di minoranza al Senato, che ha elogiato la determinazione del collega. “Stai dando voce a tutte quelle ingiustizie che faranno male alle persone, alla classe media, ai più poveri, all’America intera”, ha dichiarato.
In un passaggio del suo intervento, Booker ha parlato della necessità di dialogo bipartisan e ha rivelato di aver recentemente avuto una cena con il senatore conservatore Ted Cruz, noto a sua volta per i suoi lunghi discorsi, come quello di 21 ore del 2013 contro l’espansione del Medicaid.
Infine, intorno alla ventesima ora, il senatore ha rivolto anche un’autocritica al proprio partito, dicendosi consapevole delle responsabilità dei Democratici nell’ascesa dell’attuale presidente: “Confesso di essere stato inadeguato. I Democratici sono stati corresponsabili nell’aver permesso l’ascesa di questo demagogo”.