Come Trump ha vinto le elezioni grazie a ispanici e afroamericani
Una lunga analisi del Pew Research Center rivela cambiamenti significativi nel voto di ispanici, afroamericani e asiatici, mentre si ampliano i divari educativi e geografici tra gli elettori.

Donald Trump ha sconfitto Kamala Harris nelle elezioni presidenziali del 2024 con un margine di 1,5 punti percentuali, conquistando 312 voti del Collegio Elettorale e vincendo per la prima volta il voto popolare nazionale. La vittoria del presidente si è basata su una coalizione di elettori più diversificata dal punto di vista etnico rispetto alle sue precedenti campagne elettorale del 2020 e del 2016, secondo una nuova lunga analisi del Pew Research Center sul comportamento degli elettori.
Il cambiamento più significativo si è verificato tra gli elettori ispanici, tra i quali Trump ha quasi raggiunto la parità con Harris (51% per la candidata democratica, 48% per il presidente), con un netto miglioramento rispetto alla sconfitta del 61%-36% contro Joe Biden nel 2020. Anche tra gli elettori afroamericani, Trump ha quasi raddoppiato il suo sostegno, passando dall'8% del 2020 al 15%, anche se l'83% ha comunque votato per Harris. Infine, pure tra gli elettori asiatici si è registrato un miglioramento per il presidente: anche se la maggioranza (57%) ha sostenuto Harris, il 40% ha votato per Trump, riducendo significativamente il margine rispetto al 70%-30% a favore di Biden di soli quattro anni prima.
Il ruolo decisivo dell'affluenza differenziale
L'analisi del Pew Research Center, basata su un campione di 8.942 cittadini statunitensi verificati attraverso i registri elettorali ufficiali, rivela che questi cambiamenti sono stati determinati principalmente dalle differenze nell'affluenza alle urne piuttosto che da massicce conversioni di voto. L'89% degli elettori di Trump del 2020 si è recato nuovamente alle urne nel 2024, rispetto all'85% degli elettori di Biden. Inoltre, tra coloro che non avevano votato nel 2020 ma hanno partecipato al voto nel 2024, il 54% ha sostenuto Trump contro solo il 42% per Harris.
Questo schema rappresenta un'inversione rispetto alle elezioni precedenti. Nel 2020, i non votanti che si sono poi presentati alle urne avevano favorito i candidati democratici, un vantaggio su cui i democratici hanno potuto fare affidamento fin dagli anni '60. Nel 2024, invece, tra tutti coloro che avevano diritto al voto ma non l'hanno esercitato, le preferenze erano praticamente divise: se proprio avessero dovuto, il 44% avrebbe votato per Trump e il 40% per Harris.
Divari educativi e geografici in espansione
Nonostante Trump abbia ampliato la sua base elettorale in termini etnici, i tradizionali modelli di voto basati su istruzione e geografia si sono invece ulteriormente rafforzati. Il vantaggio di Trump tra gli elettori senza laurea quadriennale è persino raddoppiato rispetto al 2016, raggiungendo i 14 punti percentuali (56% contro 42%). Harris ha invece vinto tra i laureati con il 57% contro il 41%, ma con un margine inferiore rispetto a Biden nel 2020.
Il divario tra aree urbane e rurali ha raggiunto livelli senza precedenti. Trump ha vinto nelle aree rurali con un margine di 40 punti (69%-29%), superiore persino ai suoi margini del 2020 o del 2016. Harris ha mantenuto un vantaggio quasi altrettanto ampio nelle aree urbane (65%-33%), mentre le aree suburbane, che nel 2020 avevano favorito Biden di 10 punti, hanno visto il margine a favore dei democratici ridursi a soli 4 punti nel 2024.
Cambiamenti generazionali e di genere
L'analisi evidenzia anche significativi cambiamenti nei modelli di voto per genere ed età. Gli uomini hanno favorito Trump con 12 punti percentuali nel 2024, mentre le donne hanno favorito Harris di 7 punti. Il cambiamento più notevole si è verificato tra gli uomini sotto i 50 anni: mentre nel 2020 questo gruppo aveva sostenuto Biden con un margine di 10 punti, nel 2024 si sono divisi quasi equamente (49% Trump, 48% Harris).
A livello di età, sono stati soprattutto gli elettori nati negli anni '80, '90 e 2000 che hanno mostrato uno spostamento verso Trump rispetto al 2020. Tra quelli nati negli anni '80, l'8% degli elettori di Biden nel 2020 è passato a Trump nel 2024, mentre solo il 2% degli elettori di Trump ha fatto il percorso opposto.
Il voto religioso e dei cittadini naturalizzati
Il comportamento elettorale dei diversi gruppi religiosi è rimasto relativamente stabile rispetto alle attese, con quasi due terzi degli elettori che frequentano servizi religiosi mensilmente o più spesso (64%) che hanno votato per Trump. In particolare, gli elettori protestanti bianchi evangelici hanno continuato a sostenere massicciamente Trump (81%), mentre gli elettori non affiliati religiosamente hanno favorito Harris con il 70%.
Un cambiamento notevole si è invece verificato tra i cittadini naturalizzati - vale a dire gli ex immigrati che hanno ottenuto la cittadinanza statunitense. Nel 2024 hanno diviso i loro voti quasi equamente (51% Harris, 47% Trump), un drastico cambiamento rispetto al vantaggio di 21 punti ottenuto da Biden nel 2020. I cittadini naturalizzati ispanici hanno mostrato il cambiamento più drammatico, con il 51% che ha votato per Trump rispetto al 39% del 2020.
Una coalizione elettorale repubblicana trasformata
La composizione della coalizione di Trump si è quindi significativamente evoluta. Gli elettori bianchi non ispanici hanno costituito il 78% dei suoi sostenitori nel 2024, il livello più basso nelle sue tre campagne presidenziali (era l'86% nel 2020 e l'88% nel 2016). Contemporaneamente, gli elettori ispanici sono saliti al 10% della sua coalizione elettorale, rispetto al 6% del 2016.
Anche il profilo degli elettori sulla base dell'istruzione è cambiato: gli elettori bianchi senza laurea, che costituivano il 63% della coalizione di Trump nel 2016, sono scesi al 51% nel 2024, pur rimanendo una maggioranza ristretta. Nel frattempo, la quota di elettori sotto i 50 anni nella coalizione di Trump è salita al 40%, rispetto al 35% del 2016.
Tutto questo è avvenuto mentre l'affluenza complessiva alle urne del 64% nel 2024 è stata la seconda più alta dal 1960, superata solo dal 66% del 2020. Nonostante questi alti livelli di partecipazione, circa un quarto degli americani aventi diritto (26%) non ha votato in nessuna delle ultime tre elezioni nazionali (2020, 2022, 2024). Questi non votanti cronici sono sproporzionatamente giovani ed hanno molta meno probabilità di avere lauree rispetto a coloro che votano più frequentemente.
Infine, il voto anticipato di persona è cresciuto in popolarità, con quasi un terzo degli elettori del 2024 (32%) che ha votato di persona prima del giorno delle elezioni, rispetto al 27% del 2020. Un altro 34% ha votato di persona il giorno delle elezioni.
Conclusioni
L'analisi del Pew Research Center suggerisce, quindi, che la vittoria di Trump nel 2024 non è stata semplicemente il risultato di un'ondata repubblicana uniforme, ma piuttosto di specifici cambiamenti nell'affluenza e nelle preferenze tra diversi gruppi demografici.
La capacità del presidente di mantenere tassi di affluenza più elevati tra i suoi sostenitori del 2020 rispetto ai suoi avversari, combinata con ottimi risultati tra gli elettori che non avevano votato quattro anni prima e progressi significativi tra le minoranze etniche, ha creato una coalizione elettorale vincente più diversificata ma allo stesso tempo ancora fortemente radicata nelle divisioni educative e geografiche che hanno caratterizzato la politica americana nell'ultimo decennio, che ha permesso il suo storico ritorno alla Casa Bianca per un secondo mandato non consecutivo.