Come funziona la polizia dell'immigrazione di Trump
Con i suoi 20.000 funzionari, la polizia dell'immigrazione americana moltiplica i raid muscolosi in tutto il paese, agendo spesso senza rispettare i diritti delle persone fermate
La polizia dell'immigrazione americana, conosciuta come ICE (Immigration and Customs Enforcement), è diventata il volto della politica migratoria di Donald Trump. Con i suoi 20mila funzionari e un budget che passa da 10 a 85 miliardi di dollari grazie ai nuovi finanziamenti, l'agenzia rappresenta lo strumento principale per raggiungere l'obiettivo presidenziale di un milione di espulsioni all'anno.
I numeri raccontano la portata dell'operazione. Le persone detenute dall'ICE sono 60mila, con un aumento del 50% rispetto all'anno precedente. Un dato colpisce: il 71,5% di loro non ha precedenti penali. La maggior parte è destinata a essere espulsa nel più breve tempo possibile attraverso le cosiddette "espulsioni express", una procedura che limita drasticamente i ricorsi legali.
Questa procedura accelerata era riservata a chi veniva fermato mentre attraversava illegalmente il confine. Ora si applica anche a persone che vivono negli Stati Uniti da anni o a richiedenti asilo con pratiche in corso. Secondo il Migration Policy Institute, 2,5 milioni di persone potrebbero essere direttamente interessate da questa misura.
Un'agenzia in rapida espansione
L'ICE opera attraverso il suo ramo operativo chiamato ERO (Enforcement and Removal Operations), responsabile degli arresti e delle espulsioni. L'agenzia ha adottato una strategia aggressiva: si posiziona regolarmente fuori dai tribunali dell'immigrazione per controllare e arrestare le persone che escono dalle udienze. Molti migranti, per paura di essere fermati, hanno smesso di presentarsi alle convocazioni, finendo nella clandestinità.
Gli errori e gli abusi si moltiplicano. Ci sono casi di migranti espulsi verso destinazioni sbagliate o di richiedenti asilo rimandati nei paesi d'origine nonostante i rischi. Un caso recente riguarda 120 iraniani che dovevano essere espulsi verso Teheran dopo un accordo tra i due paesi. Gli Stati Uniti avevano tradizionalmente concesso asilo a chi fuggiva dalla Repubblica islamica, ma questa pratica sembra essere terminata.
Particolarmente problematico è il centro di detenzione nelle Everglades in Florida, soprannominato "Alligator Alcatraz". Il Miami Herald ha scoperto che dei 1.800 detenuti presenti a luglio, due terzi sono diventati intracciabili. Gli avvocati e le famiglie perdono spesso le tracce dei detenuti, molti dei quali vengono probabilmente espulsi senza preavviso.
Il nuovo ruolo politico dell'ICE
Creata nel 2003 dopo gli attentati dell'11 settembre, l'ICE era storicamente la "sorella minore" del CBP (Customs and Border Protection), l'agenzia che controlla le frontiere con 60mila funzionari. Ma sotto Trump, l'ICE è diventata l'agenzia di punta. Il "Big Beautiful Bill", il grande progetto di legge di bilancio, le ha garantito 75 miliardi di dollari di crediti supplementari fino al 2029. Questo permetterà di assumere 10mila nuovi agenti e di superare persino l'FBI come organismo federale meglio finanziato per l'applicazione della legge.
L'agenzia è diventata anche uno strumento di pressione politica. Trump minaccia regolarmente le grandi città democratiche di schierare massicciamente gli agenti dell'ICE. Quando le operazioni degenerano e provocano proteste, questo giustifica lo schieramento della guardia nazionale, come è successo a Los Angeles. Portland e Chicago potrebbero seguire lo stesso percorso.
L'ICE è ora l'agenzia federale più divisiva del paese. Secondo il Pew Research Center, il 73% dei repubblicani ne ha un'opinione favorevole, contro solo il 13% dei democratici. La direzione dell'agenzia sembra abbracciare questo ruolo partisan, arrivando a pubblicare comunicati che riprendono la retorica di Trump sui "peggiori criminali", anche quando i dati mostrano che la grande maggioranza dei detenuti non ha precedenti penali.
Risultati ancora lontani dagli obiettivi
Nonostante l'intensificazione delle operazioni, l'ICE resta lontana dagli obiettivi presidenziali. Si prevede che raggiungerà 400mila espulsioni entro la fine dell'anno, più del primo mandato Trump e più dell'anno record sotto Obama (315mila). Ma siamo ancora lontani dal milione di espulsioni annue promesso dal presidente.
L'agenzia è anche diventata un bersaglio. A settembre, un uomo ha aperto il fuoco su un ufficio dell'ICE a Dallas, uccidendo due detenuti prima di suicidarsi. Il Texas detiene il record di migranti imprigionati con 13mila persone. Trump ha subito accusato i "radicali di sinistra" per l'aumento delle minacce contro gli agenti.
Con il governo federale in stallo per le discussioni di bilancio tra repubblicani e democratici, l'ICE ha pubblicato un comunicato inusuale per un'agenzia federale, affermando che "il blocco del governo da parte dei democratici non impedirà all'ICE di arrestare i peggiori criminali". Una dichiarazione che conferma come l'agenzia sia ormai completamente allineata con la retorica presidenziale, trasformandosi da strumento amministrativo in braccio operativo di una politica sempre più controversa.