Come Altman sta diventando l’alleato di Trump sull’intelligenza artificiale
Il CEO di OpenAI rafforza il rapporto con la Casa Bianca dopo l’uscita di scena di Musk, abbandona il Partito Democratico e punta a un massiccio sviluppo infrastrutturale per l’AI.

Sam Altman, amministratore delegato di OpenAI, ha consolidato la sua posizione come interlocutore privilegiato del presidente Trump sul fronte dell’intelligenza artificiale, approfittando della rottura tra il presidente e Elon Musk. A giugno, Altman è stato accolto al golf club del presidente in New Jersey, subito dopo un colloquio privato con lui. Trump lo ha presentato ai suoi sostenitori come “un uomo molto brillante”, sottolineando l’importanza del suo ruolo nell’AI.
L’attuale vicinanza di Altman alla Casa Bianca rappresenta un netto cambiamento rispetto all’inizio della presidenza Trump, quando Musk, cofondatore di OpenAI, occupava un posto di primo piano nelle riunioni strategiche. Il conflitto tra i due imprenditori è emerso con forza negli ultimi anni: Musk ha accusato OpenAI di aver tradito la missione originaria e ha avviato un’azione legale contro la società, mentre Altman ha costruito relazioni dirette con il presidente, partecipando a cene a Mar-a-Lago e mantenendo contatti telefonici regolari.
Altman, 40 anni, arriva da un background politico opposto. Storico donatore dei Democratici, aveva appoggiato Hillary Clinton nel 2016, definendo Trump “una minaccia senza precedenti per l’America” e paragonandolo, in un post del tempo, alle derive della Germania degli anni ’30. Tuttavia, negli ultimi mesi ha rivisto la sua posizione, arrivando a dichiarare pubblicamente, il 4 luglio, di aver lasciato il Partito Democratico, ritenendolo troppo spostato a sinistra e definendosi “politicamente senza casa”.
L’allontanamento di Musk dall’entourage presidenziale ha aperto la strada a una collaborazione più stretta tra Altman e l’amministrazione. L’obiettivo è un vasto programma di infrastrutture globali per l’AI, con potenziali implicazioni per la regolamentazione e l’uso dell’intelligenza artificiale in settori chiave come difesa ed energia. L’influenza crescente di Altman è confermata dalla sua prossima partecipazione come relatore principale a una conferenza della Federal Reserve sull’impatto economico dell’AI.
Altman non ha mai nascosto le sue critiche all’approccio dell’amministrazione Biden in materia di AI, considerato poco ambizioso e inefficace. Già durante la pandemia, aveva espresso timori sull’impatto inflazionistico degli stimoli economici. Sulla politica tecnologica, ha giudicato il CHIPS and Science Act — che stanzia circa 50 miliardi di dollari per i semiconduttori — insufficiente, criticando anche le restrizioni all’esportazione di chip verso paesi come la Cina, che avevano ostacolato i piani di OpenAI in Medio Oriente.
Nel 2024, OpenAI ha iniziato a corteggiare l’allora candidato Trump, puntando a presentarsi come leader tecnologico in grado di “battere la Cina” nella corsa all’AI. A giugno, durante un incontro a Las Vegas, Altman ha mostrato al presidente il generatore di video Sora, ottenendo il suo sostegno per un piano di investimenti pubblici e la rimozione di ostacoli normativi. Pochi mesi dopo, il tema dello sviluppo di un’infrastruttura per l’AI è entrato nella piattaforma elettorale repubblicana.
La vittoria di Trump ha trovato Altman in competizione diretta con Musk, divenuto nel frattempo il principale finanziatore del presidente e fondatore di xAI, rivale di OpenAI. Mentre Musk frequentava assiduamente Mar-a-Lago, Altman lavorava per vie traverse, supportato da figure come Larry Ellison, cofondatore di Oracle. Un passo decisivo è stato l’annuncio, dal Salone Ovale, di una partnership da 500 miliardi di dollari tra OpenAI, Oracle e SoftBank, denominata Stargate, per la costruzione di data center destinati all’addestramento di modelli di AI. Musk ha criticato pubblicamente l’accordo, ricevendo però una replica diretta di Trump, che ha confermato la sua fiducia nei partner scelti.
La tensione tra Musk e l’amministrazione si è acuita in primavera, durante la pianificazione di un grande data center da cinque gigawatt ad Abu Dhabi, parte del progetto Stargate. Le proteste di Musk hanno spinto la Casa Bianca a modificare i piani di annuncio ufficiale. Poche settimane dopo, Musk ha rotto i rapporti con Trump, attaccando la “Big Beautiful Bill” e chiedendo persino l’impeachment del presidente. Questo ha consolidato ulteriormente la posizione di Altman, che nel frattempo ha firmato un contratto da 200 milioni di dollari con il Pentagono.
L’amministrazione Trump, già dal primo giorno di mandato, ha avviato politiche a favore delle grandi opere energetiche e infrastrutturali, in linea con le richieste di OpenAI. A maggio, l’annuncio del centro dati di Abu Dhabi è stato reso ufficiale, con OpenAI e G42 come principali protagonisti, e con possibili aperture future anche verso xAI.
Altman ha più volte ribadito la sua visione di “tecno-capitalismo”, sostenendo che il progresso tecnologico, i mercati e la diffusione della ricchezza siano i motori della crescita. “Il Partito Democratico si è allontanato da questa visione,” ha dichiarato, “e ora mi trovo politicamente senza casa.” Pur non considerandosi repubblicano, ha lasciato intendere di poter votare per il GOP alle prossime elezioni.