Columbia University, scontri durante una protesta pro-palestinese: interviene la polizia, Casa Bianca pronta a rivedere i visti
La Columbia University richiede l'intervento della polizia dopo l'occupazione della Butler Library. Il Segretario di Stato Rubio annuncia la revisione dello status dei visti per i manifestanti internazionali.

La Columbia University ha chiesto l'intervento delle forze di polizia mercoledì, dopo che una manifestazione pro-palestinese è sfociata nell'occupazione della Butler Library, provocando diversi arresti da parte del Dipartimento di Polizia di New York (NYPD). Le autorità hanno riferito che l'azione di protesta ha coinvolto numerosi partecipanti, tra cui molte persone non affiliate all'ateneo.
L'intervento degli agenti è avvenuto su richiesta esplicita dell'Università dopo che i manifestanti, ignorando gli avvisi verbali di lasciare la struttura, sono rimasti all’interno violando la proprietà privata. Claire Shipman, presidente ad interim della Columbia University, ha inoltre comunicato che due agenti della sicurezza universitaria sono rimasti feriti durante l'episodio.
Questi eventi ricordano quanto accaduto nella primavera scorsa, quando la Columbia era diventata il punto centrale delle manifestazioni universitarie negli Stati Uniti relative al conflitto israelo-palestinese. L'occupazione della biblioteca rappresenta infatti una continuazione delle azioni intraprese lo scorso anno dal gruppo studentesco Columbia University Apartheid Divest, che sostiene di agire per contrastare le attività dell'ateneo definite "imperialiste".
Stretta dell'Amministrazione Trump
Le proteste hanno sollecitato una dura reazione da parte dell'Amministrazione Trump. Il Segretario di Stato Marco Rubio ha annunciato che il Dipartimento di Stato procederà a una revisione dello status dei visti per gli studenti internazionali coinvolti nelle manifestazioni. "I delinquenti pro-Hamas non sono più i benvenuti nella nostra grande nazione", ha affermato Rubio sul social network X.
We are reviewing the visa status of the trespassers and vandals who took over Columbia University’s library.
— Secretary Marco Rubio (@SecRubio) May 8, 2025
Pro-Hamas thugs are no longer welcome in our great nation.
La misura si collega direttamente ad un ordine esecutivo firmato dal presidente Trump lo scorso gennaio, intitolato "Misure aggiuntive per combattere l'antisemitismo". L'ordine include una direttiva specifica per espellere studenti internazionali che abbiano preso parte a proteste di questo tipo, e obbliga gli istituti universitari a monitorare e segnalare eventuali attività di studenti e personale stranieri.
Il provvedimento del Dipartimento di Stato segue un'altra recente azione dell'Amministrazione Trump, che ha già bloccato circa 400 milioni di dollari in finanziamenti federali diretti alla Columbia University, accusata di tollerare episodi di antisemitismo.
Queste misure rientrano in un più ampio piano elaborato dalla Heritage Foundation, un influente think tank conservatore, denominato "Project Esther", che mira esplicitamente a reprimere quello che viene definito "antisemitismo" nei campus universitari statunitensi attraverso strumenti normativi antiterrorismo e legislazione sull'immigrazione.
Precedenti e contesto nazionale
Gli scontri alla Columbia non rappresentano un caso isolato: lunedì circa 30 studenti sono stati arrestati dopo aver occupato un edificio all'Università di Washington, nella città di Seattle. Anche in quel caso l'Amministrazione Trump ha avviato un'indagine attraverso la sua Task Force per combattere l'antisemitismo.
Il sindaco di New York, Eric Adams, intervenendo sull'argomento, ha ribadito su X che la città difenderà il diritto alla protesta pacifica, ma che "non tollererà mai l'illegalità".
At the written request of @Columbia University, the NYPD is entering the campus to remove individuals who are trespassing. We will not tolerate hate or violence in any form in our city.
— Mayor Eric Adams (@NYCMayor) May 7, 2025
Read my full statement on today’s events at Columbia. pic.twitter.com/qGSKBDOHkg
Divisioni e controversie tra gli studenti
Le proteste pro-palestinesi hanno creato tensioni significative anche all'interno della comunità studentesca. Da una parte, uno studente ebreo ha intentato una causa contro l'Università, sostenendo di sentirsi minacciato dalle manifestazioni e inducendo l'ateneo a intensificare le misure di sicurezza.
Dall'altra, un gruppo di studenti ebrei che partecipano attivamente alle proteste pro-palestinesi ha dichiarato ad Al Jazeera che, secondo loro, l'accusa di antisemitismo verrebbe spesso strumentalizzata per mettere a tacere il dissenso, affermando che il loro impegno nelle manifestazioni deriva proprio dalla loro fede.
L'Università, dunque, si trova stretta tra esigenze opposte e sotto la crescente pressione di misure restrittive messe in atto dall'Amministrazione Trump, che minaccia direttamente gli studenti internazionali e le istituzioni accademiche coinvolte nelle manifestazioni.