Climatologi del governo sospesi per aver criticato la politica ambientale

Avevano accusano l’amministrazione di ignorare la scienza e favorire i grandi inquinatori. L’Agenzia di protezione ambientale avvia un’inchiesta interna e annuncia tolleranza zero

Climatologi del governo sospesi per aver criticato la politica ambientale

L’amministrazione Trump ha sospeso 139 dipendenti dell’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente (Environmental Protection Agency, EPA) in seguito alla pubblicazione di una lettera aperta in cui si denunciava la crescente politicizzazione dell’istituzione e si accusava il governo di mettere in pericolo la popolazione ignorando la scienza “a vantaggio degli inquinatori”. La decisione è stata annunciata giovedì 3 luglio e accompagnata da un’inchiesta interna avviata dalla stessa EPA.

L’Agenzia ha posto i dipendenti in “congedo amministrativo” e ha giustificato il provvedimento con una linea di condotta definita di “tolleranza zero” verso coloro che “sabotano o compromettono illegalmente il programma dell’amministrazione votato dal grande popolo di questo Paese”, come dichiarato da una portavoce dell’EPA in un messaggio scritto.

Lunedì era stata resa pubblica una lettera firmata da oltre 200 tra ex e attuali dipendenti e scienziati dell’Agenzia, insieme a numerosi altri sostenitori esterni. Nel testo si condannava la crescente influenza politica sui processi decisionali dell’EPA e si lanciava un allarme su un possibile danno alla salute pubblica derivante dall’indebolimento delle normative ambientali. I firmatari accusavano il governo Trump di ignorare il consenso scientifico e di operare apertamente a favore degli inquinatori.

Alcuni dei dipendenti sospesi, secondo fonti mediatiche statunitensi, sono stati fisicamente accompagnati fuori dai propri uffici, in un’azione che ha assunto fin da subito i contorni di una misura punitiva esemplare.

Nella lettera, molti firmatari avevano apposto nome e cognome, ma diversi altri si erano identificati solo tramite iniziali o descrizioni sommarie del proprio incarico, dichiarando di temere ritorsioni. Giovedì, tutti i nomi erano stati rimossi dal sito web che ospitava la lettera, a conferma del clima di intimidazione che circonda l’iniziativa.

Il testo rappresenta un nuovo episodio di critica interna all’amministrazione Trump sul fronte ambientale. La pubblicazione segue infatti, a poche settimane di distanza, una lettera simile firmata da scienziati del National Institutes of Health, l’ente pubblico statunitense responsabile della ricerca medica. Anche in quel caso si denunciava un attacco frontale alla scienza e al metodo scientifico da parte dell’esecutivo.

Dall’inizio del suo secondo mandato, il presidente Trump ha intrapreso una radicale inversione di rotta rispetto alle politiche ambientali introdotte durante le amministrazioni precedenti. Le misure più contestate includono l’alleggerimento delle normative sui cosiddetti “inquinanti eterni” (PFAS) e la rimozione di restrizioni alle emissioni delle automobili. A coordinare queste riforme all’interno dell’EPA è Lee Zeldin, stretto alleato del presidente e figura centrale nella strategia di deregolamentazione ambientale.

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