Cauzioni fino a 15.000 dollari per i visti in Africa australe
Malawi e Zambia dovranno versare una garanzia per ottenere visti turistici o d’affari; il Dipartimento di Stato blocca intanto la maggior parte dei rilasci in Zimbabwe

L’amministrazione statunitense ha annunciato nuove restrizioni sui visti che colpiscono tre Paesi dell’Africa australe. Nel giro di quarantotto ore, il Dipartimento di Stato ha introdotto un programma sperimentale per Malawi e Zambia e ha limitato drasticamente il rilascio di visti in Zimbabwe. L’obiettivo dichiarato è ridurre l’immigrazione irregolare negli Stati Uniti.
Il 5 agosto Washington ha comunicato che, dal 20 agosto, i richiedenti visti turistici o d’affari provenienti da Malawi e Zambia dovranno versare una cauzione fino a 15.000 dollari (circa 13.000 euro). La misura, spiega il Dipartimento di Stato, serve a garantire che i visitatori lascino il Paese allo scadere del periodo autorizzato. I due governi hanno espresso preoccupazione. Il ministro degli Esteri zambiano, Mulambo Haimbe, ha parlato di “serie inquietudini” per le possibili ripercussioni economiche su commercio, investimenti, turismo e relazioni personali. La sua omologa malawita, Nancy Tembo, ha avvertito che il provvedimento penalizzerà anche i viaggiatori rispettosi delle leggi, pur ribadendo la volontà di collaborare con gli Stati Uniti sul tema migratorio.
Secondo Washington, le restrizioni riguardano Paesi con tassi elevati di permanenza oltre la scadenza del visto (overstay), carenze nei controlli e sistemi di concessione della cittadinanza per investimento senza obbligo di residenza. Possono pesare anche valutazioni di politica estera. Nel 2023 la Zambie ha registrato un tasso di overstay dell’11,11% e il Malawi del 14,32%, entrambi superiori alla soglia del 10% oltre la quale gli Stati Uniti chiedono azioni correttive. I dati assoluti restano contenuti: 388 zambiani e 237 malawiti oltre il limite di soggiorno nel 2023. Per confronto, nello stesso anno sono stati più di 40.000 i colombiani rimasti oltre la scadenza del visto, pari al 4,33% dei visitatori del Paese; 1.600 i kenioti, pari al 7,88%.
Il vicino Zimbabwe, con un tasso di overstay del 10,57%, non è stato inserito nel programma della cauzione, ma il 7 agosto il Dipartimento di Stato ha imposto una “pausa temporanea” alla quasi totalità delle procedure di rilascio di visti presso l’ambasciata di Harare. Anche in questo caso, il provvedimento è motivato con la necessità di rafforzare i controlli e prevenire abusi sui visti.
Secondo Farai Maguwu, direttore del Centre for Natural Resource Governance, la decisione rischia di penalizzare chi intende recarsi legalmente negli Stati Uniti, ad esempio per studiare, in un contesto di grave crisi economica in Zimbabwe. Un funzionario statunitense ha inoltre segnalato l’irritazione di Washington per il rifiuto di Harare di accogliere migranti irregolari di Paesi terzi espulsi dagli Stati Uniti. Negli ultimi mesi, Washington ha inviato migranti verso il Sud Sudan e il Regno di Eswatini e ha siglato un accordo simile con il Ruanda.