Capo dello Stato Maggiore Usa: “Putin non si fermerà all’Ucraina”

Il generale Dan Caine rompe con l’ambiguità della Casa Bianca. Il Pentagono diviso, mentre Trump insiste sulla pace e attacca sia Mosca che Kiev. Il Senato repubblicano chiede chiarezza

Capo dello Stato Maggiore Usa: “Putin non si fermerà all’Ucraina”

Il presidente del Comitato dei Capi di Stato Maggiore statunitense, generale Dan “Razin” Caine, ha dichiarato mercoledì al Senato di non credere che il presidente russo Vladimir Putin si fermerebbe all’Ucraina, qualora riuscisse a conquistarla. Una posizione netta, che si discosta apertamente dall’ambiguità mantenuta finora dalla Casa Bianca sotto la guida del presidente Trump.

Durante un’audizione della sottocommissione per i servizi armati del Senato, il senatore repubblicano Lindsey Graham (South Carolina) ha incalzato Caine e il segretario alla Difesa Pete Hegseth su diverse questioni internazionali, chiedendo se Putin si sarebbe accontentato dell’Ucraina. “Non credo che lo farà”, ha risposto Caine senza esitazioni. Hegseth, al contrario, ha preferito un tono più cauto: “È da vedere”.

Per Graham, la risposta è invece evidente. Il senatore ha osservato che Putin “dice a tutti quello che vuole fare” e che il livello di armamenti accumulato da Mosca eccede ampiamente quello necessario per una campagna in Ucraina. “Mi piace quello che stai facendo”, ha detto rivolto a Hegseth, “penso solo che dobbiamo mettere a posto queste cose”. Graham aveva in precedenza evocato il rischio di ripetere gli errori compiuti con Adolf Hitler negli anni Trenta, avvertendo che “il pericolo è che 50 milioni di persone vengano uccise. Quindi, non facciamolo”.

L’audizione è stata aperta dal presidente della sottocommissione, il senatore del Kentucky Mitch McConnell. Rivolgendosi al segretario alla Difesa, McConnell ha chiesto quale parte l’amministrazione intendesse veder vincere la guerra in Ucraina. Hegseth ha replicato che l’obiettivo della Casa Bianca è la fine delle uccisioni, senza tuttavia scegliere una parte. Ha inoltre criticato la precedente gestione del conflitto da parte del presidente Biden. McConnell ha concordato con il giudizio negativo, definendo “completamente inadeguata” la strategia della passata amministrazione, colpevole secondo lui di aver incoraggiato Putin con il ritiro dall’Afghanistan.

“Ma siamo dove siamo, e prendersela con il passato non è un piano per andare avanti verso il futuro”, ha aggiunto McConnell. Il senatore ha riconosciuto che gli alleati europei sembrano oggi aumentare le spese per la difesa e rafforzare il sostegno a Kiev. “Tutti sembrano muoversi nella direzione giusta, e guardano a noi chiedendosi se siamo nel mezzo di negoziare quello che sembra permettere ai russi di definire la vittoria”, ha osservato.

Le divergenze interne all’amministrazione emergono con chiarezza. Se da un lato il generale Caine esprime apertamente la convinzione che Putin non si fermerà all’Ucraina, dall’altro Hegseth mantiene un atteggiamento più prudente, in linea con la posizione del presidente. Trump aveva promesso di porre fine al conflitto entro 24 ore dal suo insediamento, ma a cinque mesi dall’avvio del secondo mandato non sono stati registrati progressi significativi. Le proposte americane per un cessate il fuoco di 30 giorni sono state finora respinte da Mosca.

Nelle ultime settimane, Trump ha mostrato crescente frustrazione verso Putin, ma ha espresso critiche anche nei confronti di Kiev. Dopo un attacco ucraino con droni a basi militari russe il primo giugno, il presidente ha dichiarato che quell’azione ha complicato i suoi sforzi per raggiungere la pace. Ha paragonato Russia e Ucraina a “bambini che litigano in un cortile di scuola”, segnalando un approccio equidistante che molti senatori del suo stesso partito sembrano non condividere.

Nel frattempo, la Russia ha intensificato le offensive contro l’Ucraina. Mercoledì, Mosca ha condotto quelli che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito i più pesanti attacchi con droni su Kiev dall’inizio della guerra, oltre tre anni fa.

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