Camera contro Senato: la battaglia sul piano economico di Trump tiene banco a Washington

Lo Speaker della Camera Mike Johnson, che può permettersi di perdere al massimo un voto, è sempre più sotto pressione mentre i repubblicani del Senato accelerano con una proposta alternativa per la sicurezza dei confini e sull’energia.

Camera contro Senato: la battaglia sul piano economico di Trump tiene banco a Washington

La complessa partita della manovra fiscale e di bilancio con cui si vuole trasformare in legge l’agenda Trump sul fisco sta mettendo a dura prova l'unità del partito repubblicano, con una crescente tensione tra la Camera dei Rappresentanti e il Senato.

Lo Speaker della Camera, Mike Johnson, si trova in una posizione sempre più delicata mentre cerca di costruire il consenso necessario intorno a un piano omnibus che includa tagli alla spesa, riforma fiscale e aumento del tetto del debito.

La mossa del Senato

Il presidente della Commissione Bilancio del Senato, Lindsey Graham, ha lanciato ieri una proposta alternativa che prevede lo stanziamento di 342 miliardi di dollari solo per la sicurezza dei confini, energia e difesa nazionale, lasciando ad un secondo momento la questione spinosa del rinnovo dei tagli alle tasse approvati nel 2017.

Si tratta di una mossa che mette ulteriore pressione sullo Speaker Johnson, il quale sta ancora cercando di finalizzare i dettagli del suo piano alla Camera.

"Il momento di agire è ora", ha dichiarato il leader della maggioranza al Senato John Thune, sostenendo l'iniziativa di Graham.

La proposta del Senato, che prevede una strategia in due fasi separando le questioni fiscali da quelle di sicurezza e energia, si contrappone direttamente all'approccio "tutto in uno" sostenuto da Johnson.

Le difficoltà alla Camera

Johnson, che può permettersi di perdere solo un voto repubblicano per far passare qualsiasi proposta di legge senza necessità di richiedere i voti ai democratici, si trova ad affrontare resistenze significative all'interno del suo partito.

Alcuni deputati conservatori, tra cui Tim Burchett, Andy Biggs, Victoria Spartz e Thomas Massie, continuano infatti a spingere per tagli più profondi alla spesa federale.

La situazione è ulteriormente complicata dalle nuove proposte fiscali del presidente Trump, che includono esenzioni fiscali per le mance, gli straordinari e i benefici della previdenza sociale, oltre ad un aumento delle tasse per i gestori di fondi di Wall Street e i proprietari di squadre sportive.

Il nodo fiscale

La Commissione Ways and Means sta cercando di assemblare un pacchetto fiscale che possa essere accettabile anche per i repubblicani che non vogliono aumentare il deficit federale.

Un altro punto dolente riguarda la deduzione per le tasse statali e locali (SALT).

I deputati repubblicani eletti negli Stati a tassazione più elevata insistono per un aumento del limite attuale di 10.000 dollari, ma altri membri del partito si oppongono a meno che l'aumento non sia completamente finanziato con altri tagli.

Tempistica e prospettive

Da parte sua, Graham ha programmato udienze in Commissione al Senato per mercoledì e giovedì della prossima settimana per dibattere e votare sulla sua risoluzione.

Questo calendario dà tempo a Johnson e ai repubblicani della Camera di trovare un accordo entro lunedì, dopo aver mancato la scadenza di ieri per la presentazione del piano.

Il fatto che Johnson debba ancora parlare con alcuni dei principali oppositori interni evidenzia la complessità della situazione.

Nel frattempo, i deputati repubblicani stanno lavorando ai propri modelli economici per determinare quanto la crescita potrebbe essere stimolata dalle varie disposizioni fiscali, un elemento che potrebbe ridurre il costo complessivo del loro piano.

Il deputato Chip Roy, pur mostrandosi ottimista sul raggiungimento di un accordo finale, ha sottolineato che c'è ancora molto lavoro da fare: "Penso che siamo nel giusto ordine di grandezza, ma ci sono ancora alcune variabili che sto cercando di studiare".

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