BRICS nel mirino di Trump: “Dazi al 100% per chi sfida la supremazia del dollaro”

L’ultimatum del presidente americano ai Paesi BRICS riapre il dibattito sul ruolo del dollaro come moneta di scambio internazionale.

BRICS nel mirino di Trump: “Dazi al 100% per chi sfida la supremazia del dollaro”

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ribadito ieri, con toni ancora più accesi del solito, la minaccia di imporre tariffe al 100% sui Paesi BRICS e su qualsiasi altra nazione intenzionata a creare o sostenere una moneta alternativa al dollaro.

Queste le parole del presidente in un post pubblicato su Truth Social:

"L'idea che i Paesi BRICS stiano cercando di allontanarsi dal dollaro, mentre noi restiamo a guardare, è FINITA. Chiederemo a questi Paesi apparentemente ostili di impegnarsi a non creare una nuova valuta BRICS e a non sostenere nessun'altra valuta che sostituisca il potente dollaro USA, altrimenti dovranno affrontare dazi al 100% e dovranno dire addio alle vendite dei loro prodotti nella meravigliosa economia statunitense. Potranno andare a cercarsi un'altra nazione da sfruttare. Non c'è alcuna possibilità che i BRICS sostituiscano il dollaro americano nel commercio internazionale, o da qualsiasi altra parte, e qualunque Paese ci provi dovrebbe dire buongiorno ai dazi e addio all'America!"

L’avvertimento, lanciato per la prima volta subito dopo la vittoria alle elezioni e ora reiterato in questo modo sui social oggi, segna un nuovo capitolo della battaglia del neo presidente per "America First".

La sfida alla “nuova valuta” dei BRICS

Il blocco BRICS – composto ad oggi da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, oltre ai nuovi ingressi di Egitto, Etiopia, Iran, Emirati Arabi Uniti e dell’Indonesia – ha iniziato in passato le discussioni sulla possibilità teorica di creare una valuta comune per far concorrenza alla supremazia mondiale del dollaro nei commerci internazionali.

Coniata inizialmente come BRIC da un economista di Goldman Sachs nel 2001 per evidenziare l’enorme potenziale di crescita di Brasile, Russia, India e Cina, la denominazione ha acquisito rilevanza politica nel 2009, quando il gruppo si è strutturato come piattaforma informale per contrastare l’ordine globale a guida occidentale.

L’adesione del Sudafrica l’anno seguente ha trasformato l’acronimo in BRICS, avviando un processo di lenta ma costante espansione. Oggi il gruppo punta ad aumentare la propria influenza non solo sul piano diplomatico, ma anche su quello monetario e commerciale.

Le pressioni per affrancarsi dal dollaro come principale moneta di riserva sono aumentate, in particolare, in seguito alle sanzioni occidentali contro la Russia per la guerra in Ucraina, in particolare al congelamento dei fondi russi all'estero e successivo sequestro.

La creazione di una moneta unica era stata discussa, per la prima volta, al vertice dei BRICS del 2023 a Johannesburg. I partecipanti a quella riunione hanno sottolineato come lo scopo di questa ipotetica moneta fosse quello di semplificare il commercio e il finanziamento dei progetti, nonché di ridurre la dipendenza dal dollaro e dall'euro negli accordi internazionali.

Nell'ottobre 2024, il presidente russo Vladimir Putin ha, però, dichiarato in un incontro con i responsabili dei media dei Paesi BRICS che la questione della creazione di una moneta unica "non è ancora stata presa in considerazione" in quanto "non è ancora matura".

Secondo Putin, i Paesi BRICS stanno piuttosto valutando la possibilità di ampliare l'uso delle valute nazionali nei commerci internazionali, qualcosa che, comunque, rappresenta una minaccia per il ruolo egemone del dollaro a livello internazionale.

Dmitry Peskov, portavoce del presidente russo, ha ribadito oggi, in risposta alla dichiarazione di Trump, che nei BRICS non si sta più parlando di creare una moneta comune:

“I BRICS stanno parlando ora di creare nuove piattaforme che consentiranno investimenti congiunti in Paesi terzi ed investimenti reciproci nei rispettivi Paesi. Ecco di cosa stiamo parlando sul serio. A quanto pare, gli esperti devono spiegare più dettagliatamente l'agenda dei BRICS a Trump".

La supremazia del dollaro: un primato ancora saldo

Nonostante le spinte a ridurre la dipendenza dal dollaro, l’economia statunitense che resta in buono stato di salute, la politica monetaria restrittiva della Federal Reserve e l’instabilità geopolitica generalizzata hanno rafforzato il ruolo del “biglietto verde” come valuta di riferimento globale.

Una ricerca del GeoEconomics Center dell’Atlantic Council citata da Reuters conferma infatti che, a livello mondiale, il dollaro continua a essere la riserva valutaria dominante. Né l’euro né le monete dei Paesi emergenti del blocco BRICS sono riusciti finora a incrinare tale primato.

La minaccia di dazi al 100% avanzata da Trump potrebbe, però, ora finire per sortire effetti apparentemente opposti tra loro.

Da un lato, infatti, diversi Paesi membri del BRICS mostrano cautela nell’allontanarsi dal dollaro, consapevoli che la stabilità garantita dalla moneta statunitense resta difficilmente sostituibile nel breve periodo, e sicuramente la minaccia di dazi così pesanti servirà a scoraggiare ulteriormente questa ipotesi.

Dall’altro, allo stesso tempo, l’eventuale imposizione di dazi così punitivi rischierebbe di danneggiare duramente anche le filiere di fornitura delle aziende multinazionali americane, legate in vario mondo alle economie delle nazioni coinvolte, ed in particolare alla più importante di tutto: la Cina.

Da parte sua anche Mosca ha già avvertito che tentativi così espliciti di vincolare l’uso del dollaro con misure punitive “potrebbero alla fine ritorcersi contro gli stessi Stati Uniti”.

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