Amazon paga 2,5 miliardi di dollari per chiudere il caso sulle pratiche ingannevoli di Prime
Il colosso dell'e-commerce risolve la controversia con le autorità americane che accusavano l'azienda di rendere troppo facile l'iscrizione al servizio di abbonamento e troppo difficile la cancellazione
Amazon ha accettato di pagare 2,5 miliardi di dollari (2,1 miliardi di euro) per chiudere una causa federale che lo accusava di pratiche commerciali ingannevoli relative al suo servizio di abbonamento Prime. L'accordo è stato raggiunto giovedì 25 settembre, solo tre giorni dopo l'apertura del processo presso un tribunale federale di Seattle.
Il gruppo fondato da Jeff Bezos verserà 1 miliardo di dollari di multa al Tesoro americano e 1,5 miliardi di dollari di risarcimento ai clienti. La causa era stata intentata nel 2023 dalla Federal Trade Commission (FTC), l'autorità antitrust americana.
La FTC accusava Amazon di aver deliberatamente "ingannato o indotto in errore" gli utenti rendendo estremamente semplice l'iscrizione a Prime, il servizio che offre consegne rapide e gratuite oltre a contenuti video e musicali in streaming. Secondo l'accusa, la piattaforma non mostrava chiaramente le condizioni d'uso, in particolare il pagamento mensile di 15 dollari negli Stati Uniti. Questo avrebbe spinto molti utenti ad abbonarsi senza esserne pienamente consapevoli.
Il problema opposto riguardava la cancellazione dell'abbonamento. La FTC sosteneva che il processo di disiscrizione fosse eccessivamente complicato. I consumatori che volevano cancellare Prime dovevano "navigare attraverso un processo di quattro pagine e sei clic, con una quindicina di opzioni" e numerosi messaggi di avvertimento.
Questa vicenda è considerata emblematica dei cosiddetti "dark patterns", le interfacce web ingannevoli create appositamente per influenzare il comportamento degli utenti. È una pratica che le autorità di regolamentazione, sia negli Stati Uniti che in Europa, stanno cercando di combattere. Amazon ha sempre negato di aver violato la legge e, secondo CNN, ha già modificato la sua pagina di cancellazione di Prime.
La risoluzione di questa controversia non pone fine alle tensioni tra Amazon e le autorità antitrust americane. Un'altra causa, molto più significativa, è prevista per l'inizio del 2027. In questo caso, Amazon è accusata di aver "mantenuto illegalmente il suo monopolio" attraverso "strategie anticoncorrenziali e sleali".
Secondo la FTC, Amazon avrebbe impedito ai venditori terzi di commercializzare i loro prodotti su altri canali a prezzi inferiori rispetto a quelli della sua piattaforma. L'azienda avrebbe anche imposto costi elevati, trattenendo "quasi il 50%" delle vendite in media in cambio di vari servizi. Inoltre, avrebbe condizionato l'accesso al programma Prime all'uso dei suoi servizi logistici e favorito i propri prodotti nei risultati di ricerca.
Queste accuse erano state formulate in un articolo accademico del 2017 da Lina Khan, che criticava il lassismo dell'antitrust americano verso i monopoli delle grandi aziende tecnologiche. Khan è stata nominata presidente della FTC dal presidente Joe Biden nel 2021.
Con il presidente Trump alla Casa Bianca, resta da vedere quale sarà il destino di questi procedimenti contro i giganti della tecnologia, molti dei quali sono diventati sostenitori del presidente repubblicano. Per ora, nonostante Trump abbia preso alcune misure favorevoli alle grandi aziende tecnologiche, come la deregolamentazione dell'intelligenza artificiale, i procedimenti giudiziari continuano.
Altre grandi aziende tecnologiche affrontano situazioni simili. Google ha ottenuto a settembre una sentenza relativamente favorevole che le ha evitato lo smembramento e la vendita del browser Chrome. Meta attende nelle prossime settimane una decisione cruciale in un processo ad alto rischio dove è accusata di aver acquisito Instagram e WhatsApp per soffocare la concorrenza. La società di Mark Zuckerberg rischia di essere costretta a vendere uno di questi asset cruciali. Meta affronta anche un altro processo per presunte violazioni della concorrenza nel suo app store, con un'udienza prevista per il 2027 secondo Bloomberg.
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