Alla Casa Bianca, solo gli ordini reiterati di Trump diventano vere e proprie azioni
Secondo un'inchiesta di The Atlantic, lo staff della Casa Bianca ha adottato una "regola non ufficiale" per gestire le direttive presidenziali. Il caso emblematico della auto-nomina di Trump a presidente del Centro Kennedy.

I collaboratori più stretti del presidente degli Stati Uniti Donald Trump hanno stabilito una regola non scritta: dare seguito a un ordine solo quando il presidente lo ripete una seconda volta. A rivelarlo è un ampio reportage pubblicato dalla rivista The Atlantic, che, tra le altre cose, analizza il ritorno di Trump alla Casa Bianca per il suo secondo mandato e getta luce sui meccanismi interni con cui lo staff filtra le direttive provenienti dallo Studio Ovale.
Diverse fonti all’interno dell’Amministrazione, interpellate dal settimanale statunitense, confermano l’esistenza di questa prassi. Uno dei membri dello staff definisce la strategia "necessaria e importante" poiché, a suo dire, "Trump dice un sacco di sciocchezze". In pratica, la prima esternazione del presidente viene registrata ma non genera alcuna azione; solo la reiterazione mette in moto la macchina operativa della Casa Bianca, consentendo ai consiglieri di distinguere le esternazioni destinate a rimanere tali dalle decisioni che il presidente intende davvero portare avanti.
Il precedente dei premiati al Centro Kennedy
Per illustrare il funzionamento della regola, The Atlantic richiama una vicenda già nota risalente al primo mandato: alcuni insigniti dei riconoscimenti annuali del Kennedy Center si erano rifiutati di incontrare Trump, mentre il presidente aveva sempre disertato gli eventi ufficiali organizzati dall’istituzione culturale di Washington. L’episodio aveva alimentato tensioni tra la Casa Bianca e il prestigioso centro, che da oltre quarant’anni premia contributi significativi alla cultura statunitense.
Nel nuovo mandato, la dinamica si è ripresentata con contorni ancora più evidenti. Secondo il reportage, Trump ha espresso il desiderio di diventare presidente del Kennedy Center, ruolo allora ricoperto dal filantropo e miliardario David Rubenstein. Rivolgendosi a un consigliere, il presidente avrebbe impartito un ordine secco: "Chiama David Rubenstein e digli che è licenziato".
In ossequio alla regola non ufficiale, lo staff ha archiviato la richiesta in attesa di un’eventuale conferma. Solo quando Trump ha ribadito l’intenzione di assumere personalmente la guida del centro culturale, i consiglieri hanno avviato le procedure necessarie. All’inizio di febbraio, il presidente ha effettivamente epurato gran parte del consiglio di amministrazione e si è autonominato alla testa dell’istituzione.
Un filtro sulle decisioni presidenziali
L’episodio offre uno spaccato del metodo con cui l’Amministrazione Trump seleziona le iniziative da tradurre in atti concreti. La regola del “due volte” consente ai consiglieri di attenuare l’impatto di ordini impartiti d’impulso o frutto di esternazioni estemporanee. Parallelamente, la prassi riflette la rilevante libertà operativa dello staff, chiamato a valutare quando un comando presidenziale meriti di essere eseguito.
Il sistema evidenziato da The Atlantic mostra come lo staff bilanci fedeltà e cautela all’interno di una catena decisionale atipica, in cui il numero di ripetizioni di un ordine diventa criterio di priorità. Se da un lato la pratica tutela l’Amministrazione dal rischio di iniziative repentine, dall’altro concentra ancora più potere interpretativo nelle mani di consiglieri chiamati a discernere volontà effettive da semplici esternazioni.
Come dimostra la repentina sostituzione di David Rubenstein, ormai la ripetizione di un comando è ciò che basta alla Casa Bianca per tradurre una volontà individuale in un atto istituzionale che incide sulle principali realtà culturali del Paese.