Alexander J. Motyl: la rivoluzione di Trump potrebbe finire male per lui e per gli Stati Uniti
L'analista politico Alexander J. Motyl delinea uno scenario negativo per il futuro dell'Amministrazione Trump e della democrazia americana in un'opinione pubblicata su The Hill.

La rivoluzione politica avviata dal presidente Donald Trump sta assumendo contorni sempre più definiti nelle prime settimane del suo nuovo mandato, con un’agenda mirata a trasformare radicalmente il tessuto sociale americano.
Secondo l’analisi del professor Alexander J. Motyl, pubblicata su The Hill, questo rapido e profondo cambiamento potrebbe avere conseguenze devastanti sia per l’Amministrazione Trump che per il Paese.
Motyl sostiene che il progetto rivoluzionario dell’amministrazione sia inevitabilmente destinato al fallimento proprio per la sua natura radicale e onnicomprensiva.
La complessità delle riforme proposte, unita all’impossibilità di controllare numerose variabili, rischia, secondo lui, di generare conseguenze impreviste e problematiche irrisolvibili, che colpiranno soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione.
Secondo il professore, la risposta della società civile si articolerà in due principali modalità: da un lato, si prevedono massicce manifestazioni di protesta capaci di mettere a lungo termine in difficoltà l’Amministrazione; dall’altro, alcuni gruppi potrebbero optare per una resistenza violenta, simile a quella esibita da organizzazioni come Weather Underground o le Brigate Rosse, alimentando così un pericoloso ciclo di violenza e repressione.
Particolarmente preoccupante risulta l’analisi sulla vulnerabilità delle istituzioni di sicurezza americane.
Con un FBI e una CIA che rischiano di essere marginalizzati e una leadership della sicurezza nazionale che potrebbe perdere la fiducia dei servizi segreti europei, gli Stati Uniti potrebbero diventare un obiettivo più accessibile per il terrorismo internazionale.
Motyl addirittura arriva a suggerire che un evento simile all’11 settembre non sia più da escludere.
L’articolo individua due possibili vie d’uscita dalla crisi: una escalation della violenza da parte dell’Amministrazione, che genererebbe ulteriore resistenza, oppure un “colpo di palazzo” guidato da figure come il vicepresidente JD Vance.
Quest’ultima opzione potrebbe portare a una transizione verso la moderazione, anche se Vance stesso rischierebbe di non sopravvivere politicamente a tale processo.
Nonostante lo scenario drammatico delineato, Motyl conclude però che, alla fine, gli Stati Uniti manterranno la capacità di superare sia la fase rivoluzionaria che quella terroristica, anche se a costo di un lungo periodo di instabilità politica e sociale.
Alexander J. Motyl, professore di scienze politiche presso la Rutgers University-Newark, è specializzato in studi su Ucraina, Russia, URSS, nazionalismo, rivoluzioni e imperi. Tra i suoi numerosi testi accademici figurano "Imperial Ends: The Decay, Collapse, and Revival of Empires" e "Why Empires Reemerge: Imperial Collapse and Imperial Revival in Comparative Perspective".